"Uomini di parola" di Fisher Stevens, una notte da leoni per old boys
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"Uomini di parola" di Fisher Stevens, una notte da leoni per old boys

mercoledì 10 luglio, 2013

Uomini di parola di Fisher Stevens, la recensione. Nexium non è il nome di un’organizzazione segreta, ma di un medicinale per l’ulcera. E Latanoprost non è un gangster bielorusso. Sono farmaci che in un colpo grosso Doc (Christopher Walken) svaligia dallo scaffaletto, anche se la refurtiva è un’altra: è penetrato nella farmacia chiusa, con abile scassinamento della serranda, in cerca di Viagra per la mancata “penetrazione” dell’amico Al (Al Pacino), vecchio compagno di scorribande criminali appena uscito dal carcere dopo una villeggiatura di 28 anni e reduce da una imbarazzante tappa al bordello. Melius abundare: Al ne ingoierà un’intera boccetta, con qualche conseguenza inattesa. Ma fa niente, ciò che non ti ammazza ti rende più forte. Il problema è che ad ammazzarlo dovrà essere proprio Doc, il miglior amico: così ordina il boss, per saldare un vecchio conto. Deadline – mai termine più azzeccato: la mattina seguente alle 10. La notte è giovane, i due amici no: ma provano ad esserlo per qualche ora ancora, tra furti d’auto, incursioni nei covi, spericolatezze al volante, ménage à trois e furtarelli.[MORE]

VIAGRA COL VENTO - Uomini di parola di Fisher Stevens è un’action comedy che fila via come un coito ininterrotto grazie ad una sceneggiatura calibrata sui calibri, ossia attentamente prescritta a Walken e ad Al Pacino in base all’età: ironmen autoironici che dimostrano di essere ancora tough enough, anche se dalla cintola in giù non sempre sono abbastanza duri. Tra impotenza ed onnipotenza, la notte brava dei due bravacci sembra una notte da leoni di due bad boys in un’arena cinematografica costruita ad hoc, anzi, a Doc, in cui le pallottole sembrano a salve e fa più male un’overdose di viagra. Il talento è ancora quello degli anni ruggenti, ad essere sospesi non sono solo i conti, ma anche e soprattutto l’incredulità: tutto sembra predisposto perché il quartiere diventi il parco giochi di Doc ed Al, con saracinesche sventrate con le forcine senza che l’antifurto fiati, bolidi lasciati aperti con tanto di chiavi all’interno come a sussurrare “rubami!”, mignotte d’arte – i due conoscevano biblicamente la genitrice: tanti saluti alla mammina! – che supplicano per il bis dopo una cosa a tre, e così via. Insomma: attenti a quei due.

L'ARMA LETALE DEGLI AFFETTI - Fino a comparse che non sono comparse, funzionali come sono, in piccola dose, ad angles spiritosi e riuscitissimi: Alan Arkin, nei panni dell’autista dei tempi d’oro, viene liberato dalla maschera d’ossigeno di un ospizio e semina la polizia a 200 miglia nel bolide, piroettando controsenso; Julianna Margulies, pluripremiata attrice televisiva esplosa col ruolo d’infermiera in ER, fa… l’infemiera di notte; Vanessa Ferlito, nuda come un verme nel cofano di un’auto rubata, si vendicherà in versione quasi tarantiniana con una mazza da baseball: “Vi piace il balletto, ragazzi? Lo schiaccianoci è il mio preferito”. Ma l’arma letale resta quella degli affetti: così, la giovane ma già navigata Addison Timlin è l’affettuosa cameriera incuriosita dal nonnetto Doc, e quest’ultimo proprio non riesce a tenere all night long il cruccio del sicario, lui che si sveglia all’alba per dipingere aurore, guarda la tv via cavo, crede nell’amicizia ed è in cerca della nipotina.

FUORI ORARIO - Se va a segno, con mira da cecchino, la pittoresca, varia umanità da fuori orario in versione intrattenimento, quanto colpisce di più nel film di Fischer Stevens è l’umanità intesa proprio come dignità dell’essere uomini, a dispetto degli errori e delle imperfezioni: scene emblematiche, e teneramente gustose, sono i discorsi improvvisati di Al, ora per chiedere romanticamente un ballo ad una donna più giovane, ora per fare l’orazione funebre ad un collega, ora ancora per una commovente e spassosa confessione al prete, senza assoluzione: “Hai avuto l’assoluzione?” – “C’ero vicino”. Quei bravi ragazzi... Senza contare la scena della vestizione dei guerrieri - in una boutique scassinata, ovvio - prima di uno scontro a fuoco: opteranno per il nero, iene che ridono ancora.

Avranno pure la loro età, Al Pacino, Christopher Walken ed Alan Arkin, ma Uomini di parola di Fischer Stevens li rivitalizza a mo’ di Cocoon, con uno script riattivante da film d’azione in grado di rubare a tradimento più di un’emozione, allargando sorrisi come fossero rughe in fronte.

Titolo originale: Stand Up Guys
Regia: Fisher Stevens
Interpreti: Al Pacino, Christopher Walken, Julianna Margulies, Mark Margolis, Katheryn Winnick, Vanessa Ferlito, Alan Arkin, Addison Timlin, Rick Gomez, Bill Burr, Weronika Rosati, Eric Etebari, Aliya Astaphan, Yorgo Constantine
Origine: USA, 2013
Distribuzione: Koch Media
Durata: 95’

Sito ufficiale

Antonio Maiorino
Critico d'arte e di cinema - follow on Twitter


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