Salute
Università Magna Graecia di Catanzaro: l'ipertensione si combatte con un catetere
L’ipertensione si combatte con un catetere: utilizzata per la prima volta una tecnica innovativa presso la Cardiologia dell’Università Magna Graecia di Catanzaro
Catanzaro 2 luglio 2012 - Ridurre la pressione sanguigna nei pazienti con ipertensione resistente ai farmaci: è questo l’importante risultato clinico ottenuto grazie ad uno strumento innovativo che è stato utilizzato, tra i primi in Italia, nell’Unità Operativa di Cardiologia del Campus dell’Ateneo di Catanzaro, diretta dal Prof. Ciro Indolfi, su una paziente di 65 anni con ipertensione non controllata dalla terapia farmacologica.
“Utilizzando il nuovo sistema ¬ - ha spiegato il Prof. Ciro Indolfi -¬ viene inserito all’interno dell’arteria renale un catetere per ablazione, che eroga energia a radiofrequenza per creare lesioni mirate lungo i nervi simpatici renali, un fascio nervoso che aiuta a regolare la pressione. Rispetto alla tecnologia che eroga una singola ablazione questo sistema presenta alcuni significativi vantaggi tra cui una maggiore affidabilità procedurale, la riduzione del tempo di trattamento, un minor impiego di mezzi di contrasto e raggi X ed un minor costo. E’ stato clinicamente dimostrato – ha proseguito il Prof. Ciro Indolfi - che una alterazione della funzione nervosa fa diminuire la pressione sanguigna sistolica, e questo è molto importante perché il rischio di morte cardiovascolare viene dimezzato per ogni 20 punti di riduzione della pressione sistolica”.
L’ipertensione è tra le maggiori cause di malattie mortali, come le malattie cardiache, l’ictus e l’insufficienza renale. Colpisce più di 1 miliardo di persone nel mondo ed ha un costo sociale elevatissimo. Secondo stime prudenziali non meno del 5% di tutti gli ipertesi (750.000 individui in Italia) soffre di una forma definita come “resistente” in quanto il controllo pressorio non viene raggiunto nonostante la regolare assunzione di almeno tre farmaci antipertensivi inclusivi di un diuretico. Per questi pazienti, una volta accertata l’esclusione di forme secondarie di ipertensione e l’aderenza alla terapia, si apre la spiacevole prospettiva di proseguire la cura sapendo però di non essere del tutto protetti dai gravi rischi connessi allo stato ipertensivo.[MORE]
Sul piano socio-sanitario questi pazienti rappresentano un costo molto elevato e continuato senza prospettiva di risparmio nel lungo termine. Per questi motivi si guarda oggi con interesse a forme di terapia non farmacologica che consentono di normalizzare i valori di pressione o almeno di ridurre il carico terapeutico degli ipertesi resistenti. Una di queste tecniche è appunto la denervazione renale (DR). Quindi circa il 25% dei pazienti con ipertensione non risponde però in modo adeguato ai farmaci.
Proprio a questo 25% di pazienti si rivolge questo nuovo sistema, chiamato EnligHTN, per la denervazione renale, che è una procedura di ablazione mirata, clinicamente provata, per ridurre la pressione, i cui risultati clinici sono stati presentati al Congresso EuroPCR di Parigi.
“Sono particolarmente orgoglioso – ha concluso il prof. Ciro Indolfi - degli straordinari progressi che la Cardiologia dell’Ateneo di Catanzaro ha fatto negli ultimi anni, soprattutto nel campo dell¹angioplastica con impianto di stent per i pazienti con infarto, nel campo delle malattie delle valvole con l’impianto percutaneo senza bisturi della valvola aortica e della correzione dell’insufficienza mitralica con MitraClip. Pertanto in Calabria è possibile effettuare un’eccellente qualità delle prestazioni evitando così un’inutile emigrazione sanitaria”.