Cronaca
Università "dei veleni" Catania, la difesa chiede la non ammissione del dossier-Patanè
CATANIA, 6 MAGGIO 2012 – «Quei documenti non possono essere ammessi come prove». A dirlo sono i difensori degli imputati nel procedimento sulla facoltà di Farmacia dell'università catanese, ribattezzata “facoltà dei veleni” e della quale vi raccontavamo un paio di settimane fa.
Tra le prove non ammissibili secondo la difesa, ci sarebbero i documenti relativi ai lavori svolti fino al 2009 nell'edificio 2 della Cittadella universitaria, che non potrebbero essere utilizzati in quanto riferibili ad un periodo successivo ai fatti presi in considerazione dal processo. Soprattutto, però, tra le prove non ammissibili ci sarebbero le cinque pagine della “Descrizione dell'attività svolta durante il corso di dottorato di ricerca in Scienze farmaceutiche”, poi conosciuto come “il memoriale” di Emanuele Patanè, dottorando morto nel 2003 per un tumore al polmone che per primo ha denunciato quello che succedeva nel laboratorio dei veleni.
«Nel laboratorio non vi è un sistema di aspirazione e filtrazione idoneo, infatti si avvertivano sempre odori sgradevoli, tossici e molto fastidiosi, spesso eravamo costretti ad aprire le porte in modo da far ventilare l'ambiente» - scriveva il giovane dottorando nel suo memoriale, di cui ampi stralci sono stati ripresi dai giornalisti di “Repubblica” Francesco Viviano ed Alessandra Ziniti in “Morti e silenzi all'università. Il laboratorio dei veleni”. «Le sostanze chimiche, i reattivi e i solventi erano conservati nel laboratorio sulle mensole, sui banconi, in un armadio sprovvisto di un sistema di aspirazione e dentro due frigoriferi (per uso domestico) anch'essi non dotati di un sistema di aspirazione e filtrazione[...]Nella raccolta dei rifiuti e nel loro trasporto non vi era nessun sistema di sicurezza e, inoltre, queste operazioni non venivano eseguite da personale specializzato», si può leggere in altre parti del testo. È proprio l'acquisizione di questo documento da parte degli organi competenti ad aver reso possibile che si aprisse il processo nel quale – lo ricordiamo – sono indagati per disastro ambientale, falso e gestione di discarica non autorizzata Antonio Domina, ex direttore amministrativo dell'Università, Lucio Mannino, dirigente dell'ufficio tecnico, Vittorio Franco, direttore del dipartimento di Scienze farmaceutiche all'epoca capo della commissione permanente per la sicurezza nella facoltà, Marcello Bellia, Francesco Paolo Bonina, Fulvio La Pergola, Giovanni Puglisi e Giuseppe Ronsisvalle, accusati di non aver verificato l'effettiva sicurezza delle strutture dell'ateneo, per un periodo che va dal 2004 al 2007.[MORE]
Proprio sul “fattore tempo” si gioca la difesa, secondo la quale «l'assoluta irrilevanza dei file acquisiti dal computer di Emanuele Patanè si evince dall'udienza del 14 aprile, quando il giudice ha escluso la richiesta di costituzione di parte civile della famiglia del dottorando e di altri presunti ammalati e deceduti proprio perché fuori dall'arco temporale delle indagini che prende in considerazione questo processo», che è un po' come dire: i reati nei confronti degli esclusi – per i quali, comunque, l'avvocato Santi Terranova ha assicurato di voler adire le vie civili – ci sono, ma non dobbiamo tenerne conto perché le date prese in esame dal procedimento sono altre. E poi, come ha aggiunto Pietro Nicola Granata – difensore di Ronsisvalle, Puglisi e Bonina - «ciò che viene rilevato in un computer non può diventare un documento perché chiunque può modificare il contenuto di uno scritto». Peccato che il computer sia da tempo posto sotto sequestro proprio per l'importanza del documento in esso presente, che viene poi confermato dai testimoni in vita che verranno ascoltati a partire dal prossimo 8 giugno, data della prossima udienza, nella quale a salire sul banco dei testimoni saranno Elisa Neri e Domenico Prestia, due tecnici dell'It Group, azienda che tra il 2005 ed il 2009 si occupò delle indagini sulla sicurezza dei laboratori.
Intanto – come ricorda il sito ienesiciliane.it – seria si fa la possibilità, per questo procedimento e per quello inerente l'appalto per la costruzione dell'ospedale Garibaldi e della residenza per studenti “Tavoliere” - della prescrizione. Tanto per non perdere certe vecchie abitudini quando sul banco degli imputati ci sono i cosiddetti “poteri forti”.
(foto: ctzen.it)
Andrea Intonti