Fantasticherie del cuore
Una serena e nuova lettura del Natale!
Somigliamo in molte occasioni a quei sacerdoti e scribi che, dinnanzi alla nascita del Nazareno, rimangono inermi e disinteressati, come se quell’evento non gli appartenesse. A noi la scelta, ancora oggi, continuando a separare Cristo da ogni altra cosa, di ritrovarci in un Natale sterile. prendiamo infatti l’Eucaristia ma disattendiamo la Parola; leggiamo la Parola ma ignoriamo la Chiesa e non vediamo Cristo nel fratello o nel prossimo. [MORE]
Il Figlio dell’Uomo va assunto nella sua unicità e senza alcuna divisione. Il cristiano testimone del Signore, qualunque sia la sua attività quotidiana, non può compiere un terzo, i due terzi o la metà del suo cammino di fede. Inginocchiamoci davanti alla grotta, senza arrossire; con gusto; con la convinzione che in essa, apparentemente senza nulla di sconvolgente, avvenga piuttosto una creazione al contrario.
Si potrà allora dire con animo sereno che sarà un “Buon Natale” per tutti noi. Non bisogna fermarsi solo al ricordo di un evento, ma si deve permettere, attraverso sé stessi, di rendere attuale ogni giorno tutto ciò che in una umile grotta ha capovolto la creazione e con essa tutta l’Umanità.
Non si può in queste feste natalizie non fermarsi un attimo, per meditare sul soprannaturale significato di quanto avvenne, oltre duemila anni addietro, in una delle tante grotte di Betlemme, rifugio naturale dei pastori del luogo. In quella dove nasce il Salvatore, non c’è povertà; c’è a pieno titolo un vero capovolgimento della creazione. Cambia il cammino dell’uomo sulla terra. In una puntuale e articolata riflessione sul Natale, il teologo mons. Costantino Di Bruno, tra l’altro, scrive: “In quella grotta c’è una nuova creazione. C’è una creazione al contrario. C’è tutto l’universo che ritorna al suo Signore per il cuore della Madre di Dio.Non è un evento puramente morale, una scelta di umiltà, semplicità, libertà dai condizionamenti degli uomini. È invece un evento altamente teologico, che naturalmente comporta un aspetto morale”.
Una serena e nuova lettura che scuote con forza il cuore di credenti e non, permettendo ad ognuno di cogliere fino in fondo il vero significato del più grande mistero che mai abbia accompagnato la storia dell’Umanità. “L’evento teologico consiste nello scambio operato da Maria e dal Padre celeste. Il Padre celeste dona a Maria il suo Figlio Unigenito. Per opera dello Spirito Santo, Maria lo fa divenire sua carne, suo sangue, suo vero figlio. Come suo vero figlio lo dona alla luce e appena dato alla luce, lo dona al Padre, come albero della nuova vita, come cibo e alimento di vita eterna, perché ogni uomo possa ritornare in Lui e per Lui al Padre”. È a questo punto che il religioso ci regala l’aspetto più “affascinante” che avvolge, nel suo insieme, ogni angolo di quel misero rifugio in cui Gesù emana i suoi primi vagiti:
“È lì che si vive tutto il mistero della Croce. Anche al Golgota è Maria che offre al Padre, in quanto Madre, il Figlio suo per la redenzione del mondo. Il Figlio è suo ed è Lei che deve offrirlo. Cristo si offre attraverso la sua offerta”. La grotta non può non essere vista con questa verità di fondo, perché si rischia di non “gustare” il Natale, rendendolo intimamente infecondo; anche se colorato, musicato, ben accompagnato, ricco di tavole imbandite e baci e abbracci che, dopo l’Epifania, in moltissimi casi, rimarranno solo una sorprendente e ben riuscita scena teatrale. Padre Pio vedeva nella nascita di Cristo l’amore smisurato di Dio nei confronti dell’uomo. Un amore che ancora oggi redime e salva. Un credente non può limitarsi solo a vivere in piena tranquillità il corso di queste feste natalizie, deve sentire il bisogno di rinnovare dentro di sé la forza che il mondo ha acquistato con la venuta di Cristo, per poi testimoniarlo senza vergognarsi e senza arrossire.
Egidio Chiarella
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