Salute

Una lente a contatto bionica ridona la vista ai non vedenti

ROMA, 24 MAGGIO  - Una scoperta rivoluzionaria che potrebbe cambiare la vita di milioni di persone e la storia della medicina. Un recente studio italiano condotto dal professor Duilio Siravo, presidente dell’Accademia Italiana di Oftalmologia Legale ha creato una particolare lente a contatto bionica che promette di far riacquistare la vista ai ciechi. I dati della ricerca sono stati presentati in questi giorni a Roma, durante il nono Congresso Internazionale promosso dalla Società Oftalmologica Italiana.[MORE]

Il dottor Siravo spiega: nella lente “è applicato un microchip che funziona come una telecamera, trasmetterà il segnale ad un sistema wireless applicato nelle vie retrocorticali. Al suo interno è posizionato un nanostrato di metallo; viene inserita in un occhio solo e bypassa il bulbo oculare, mandando i segnali direttamente al nervo ottico o alle aree cerebrali deputate all’elaborazione. Per questo, se convalidata, potrebbe rappresentare una valida alternativa per tutti coloro che hanno una patologia che danneggia anche il nervo ottico”.

E ancora: “Una volta realizzata la sperimentazione la lente a contatto bionica potrebbe essere pronta in pochi anni per i pazienti che presentano alterazioni retiniche o traumatiche”.

Gli studiosi italiani hanno sperimentato questa lente con successo solo sugli animali. Ora l’obiettivo è quello di chiedere al Ministero della Salute la sperimentazione umana, che potrebbe avvenire nell’Università di Bologna o presso la Seconda Università degli Studi di Napoli.

Ora dunque lo scopo è quello di provare questa lente miracolosa anche nei pazienti non vedenti. Se lo studio dovesse dare riscontri positivi anche sugli essere umani, la medicina farebbe passi da gigante. Donare la vista di nuovo ai soggetti ciechi è qualcosa di indescrivibile.

Questa lente bionica è stata sviluppata dalla University of Washington ed è attualmente sperimentato in Italia dalle equipe del professor Duilio Siravo della Seconda Università di Napoli e del professor Sergio Scalinci Zaccaria del Centro per l’ipovisione dell’Università di Bologna.

Eleonora Braghiroli