Vigile di Sanremo chiede la verità su un oscuro fatto di cronaca accaduto nel 1934 a Legnano
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LEGNANO, 1 MARZO - Da tempo un ufficiale della Polizia Municipale sanremese oggi in distacco presso il Servizio Mercati del Comune di Sanremo, Tiziano Massenzana, sta cercando di conoscere la verità in relazione ad un fatto oscuro avvenuto a Legnano, città d'origine sua e della di lui famiglia, nel lontano Agosto del 1934. In quel frangente trovarono la morte, forse tragicamente, i nonni ed una zia dell' impiegato pubblico matuziano.[MORE]
Massenzana chiede semplicemente a chi conosce anche un particolare della vicenda, che potrebbe a prima vista apparire insignificante, di confidarglielo nella speranza che da cosa nasca cosa e che incastrando un piccolo mattoncino dopo l'altro alla fine si possa giungere con buona approssimazione a conoscere la verità su quel fatto. L'appello ovviamente è diretto in prima battuta agli anziani della città dell'epica battaglia nella quale i Comuni lombardi federati nella Lega conquistarono la propria libertà sconfiggendo Federico Barbarossa, l'imperatore del Sacro Romano Impero, ma il vigile matuziano spera che pure qualche anziano legnanese che magari oggi sta trascorrendo il tramonto della sua vita nella Riviera dei Fiori possa aiutarlo se a conoscenza di qualche particolare inedito sui fatti.
Come detto correva il mese di Agosto dell'estate 1934: un Agosto particolarmente caldo ed afoso. La nobile cittadina di Legnano, capoluogo dell'Alto milanese, si accingeva a vivere un evento localmente considerato come storico: nell'ottobre di quell'anno, in concomitanza con l'anniversario della Marcia su Roma, sarebbe arrivato in città Benito Mussolini, cioè il Duce degli italiani, in persona. Mussolini di Legnano conservava un ricordo giovanile legato ai suoi esordi professionali nella veste di maestro elementare. In una corte della contrada periferica di Sant'Ambrogio viveva la famiglia di Massenzana Natale, coniugato con Cozzi Amalia e padre di otto figli. Di questi solo due femmine, Delfina ed Angela, continuavano a convivere con i genitori. Un altro figlio, Luigi, padre del vigile Tiziano, ora deceduto si trovava lontano dalla Lombardia per espletare il servizio militare.
La famiglia Massenzana era nota per le sue simpatie socialiste o comunque di sinistra ben lontane dall'indottrinamento proprio del regime fascista. Accadde che un giovane, rimasto ignoto ai posteri ad un certo punto s'innamorò, o si dimostrò tale, della giovane Angela che però su consiglio dei genitori non lo ricambiò. Non se ne è mai saputa con precisione la ragione. In quel lontano Agosto del 1934 una sera l'innamorato non ricambiato si presentò a casa dei Massenzana con una zuppa di funghi fumante da condividere con quelli che sperava sarebbero diventati suoi congiunti. In casa Massenzana si trovavano, oltre ai due genitori, pure Angela e Delfina nonchè un loro cognato marito di un'altra sorella. Questi, avvertendo odor di bruciato, esclamando: " E' agosto, non è tempo di funghi, tutto ciò è molto strano", preferì non sedersi con gli altri al desco e si allontanò, dirigendosi verso casa. Gli altri versarono nei rispettivi piatti la propria porzione di zuppa ai funghi ed iniziarono a desinare senonchè proprio l'inaspettato ospite che aveva offerto la pietanza all'improvviso, accampando come scusa il gran caldo afoso, preferì allontanarsi nella corte, sotto il porticato, a consumare il pasto. Di qua furtivamente si allontanò. Delfina, Angela ed i loro genitori ignari dello spaventoso destino cui stavano andando incontro, continuarono a mangiare con voluttà . All'improvviso iniziarono a sentirsi male ed in poco tempo Angela ed i suoi genitori morirono avvelenati. Solamente Delfina si salvò. Improvvisate e superficiali indagini si conclusero con un nulla di fatto.
I Massenzana non erano benestanti a tal punto da potersi permettere un avvocato di grido in grado di opporsi all'ineluttabile archiviazione da parte di una Magistratura allora prona al volere del regime fascista dacchè il principio costituzionale della terzietà del potere giudiziario rispetto all'esecutivo sarà sancito solamente tredici anni più tardi quando la neonata Italia repubblicana si dette la propria Carta Fondamentale. Nel lontano anno 1934, epoca di Balilla ed adunate fasciste al sabato, anno di preparazione di avventure coloniali nel cosiddetto Corno d'Africa che avrebbero restituito a Roma ed al suo simbolo, cioè la Lupa, un Impero, a nessuno, neanche nella provinciale Legnano, interessava della tragica fine di una modesta famiglia di agricoltori, in odor di socialismo per giunta. I Massenzana non appartenevano certo alla potente casta degli agrari padani che, all'indomani della marcia su Roma, avevano messo il loro sigillo sull'anarcoide movimento fascista snaturandolo della sua origine proletaria, e così una pietra tombale cadde sulla vicenda.
Ora il nipote di quelle povere vittime, che vive a Sanremo, desidera conoscere la verità sui tragici fatti dell'Agosto 1934, desidera conoscere, se possibile, la vera identità di quell'ignoto visitatore che portò ai Massenzana l'incriminata zuppa con i funghi, desidera, infine, sapere qualcosa circa il movente dell'avvelenamento, sempre ammesso che di fatto doloso si trattasse. Fu una vera e deliberata strage? Fu dettata da motivi politici o da altri moventi più banali come una faida di paese magari legata ad antichi screzi di vicinato? Ai tempi nel Legnanese e nella zona di Busto Arsizio si verificarono altri oscuri avvelenamenti in cui perirono altre innocenti vittime. Negli anni trenta era normale nella brughiera lombarda risolvere gli screzi interpersonali con una tale omicida consuetudine? A queste domande Tiziano Massenzana, nipote delle povere vittime del 1934, cerca di dare una risposta. Per la cronaca Mussolini visitò Legnano in un tripudio di folla entusiasta il quattro ottobre del 1934. Natale ed Angela Massenzana nonchè Cozzi Amalia riposavano sotto terra già da più di un mese, morti improvvisamente mentre consumavano una zuppa di funghi quando non era stagione di funghi.
Sergio Bagnoli