Un lavoro per la dignita': la Calabria ha abbandonato i lavoratori in mobilita'
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CATANZARO, 16 OTTOBRE 2015 - C'è una parte di Calabria che soffre. C'è una parte di Calabria che attende una svolta, un'avverata promessa che, ormai, sembra chimera. C'è una Calabria che ha pagato, più di tutti gli altri, una crisi che non ha contribuito a creare: perdere il lavoro non può voler significare, in un Paese che si autoincensa baluardo di civiltà, perder diritto a vivere dignitosamente. E non sembra neppure più una questione di governi, quanto più di una questione di sistema, di volontà politica. Di priorità. E fa ancora più paura, rabbia, che questo stesso sistema non abbia saputo dare una risposta seria, quanto definitiva, ai percettori di mobilità in deroga calabresi. Ma che posto occupano coloro, in una ipotetica scala di priorità dei governanti? Scivolano via le Giunte, come il tempo e la vita, i sogni. Non scivolano via i problemi e non si intravede, per loro, la volta buona.
Il lavoro rimane un diritto. Chi ha responsabilità politiche, deve saperne rispondere.
Abbiamo raccolto le dichiarazioni di Salvatore Bruno Bossio, degli altri 37mila calabresi percettori di mobilità in deroga un compagno di sventura, impegnato, come tanti altri, ad invocare il proprio diritto alla solidarietà sociale, cosa diversa dell’assistenzialismo. Invoca il diritto al lavoro.
“Caro Assessore al lavoro Federica Roccisano, caro Presidente Mario Oliverio, Giunta tutta...
Vi rendete conto o no che cosi’ non si può più continuare!? Se anche Voi non vi date da fare subito, chi altri potrà aiutare i calabresi come noi!? E, per dirla tutta, cosa ci state a fare lì, l’interesse generale o no (peraltro con lauti stipendi)!? Vogliamo i nostri sussidi maturati da oltre un anno (siamo alla fame!) ed un lavoro dignitoso subito. Non ci rappresenta più nessuno, da tempo: né i politicanti (che, per tal motivo, non possono definirsi politici né, ovviamente, statisti!) né i sindacati. Dobbiamo far da soli, però uniti in massa (altrimenti è finita)! Ad oltranza, fino ad ottenimento risultati concreti, senza mollare prima (come di solito si è fatto finora), scendiamo a protestare tutti uniti, in massa, per la “vertenza Calabria”! Lottiamo, tra le altre cose, per il saldo della mobilità in deroga per gli anni 2013, 2014 e 2015, per il pagamento dei tirocini, per l’ammissione delle domande post 3 agosto 2014, ma soprattutto per un lavoro dignitoso, pagato puntualmente ogni mese, per poter vivere!!! Anche chi oggi lavoricchia deve sentire forte il dovere morale e lo spirito di solidarietà e scendere a protestare al fianco dei colleghi in mobilità calabresi meno fortunati di lui. Se non obbligo, ripeto, per solidarietà! Continuando così la crisi (voluta, peraltro, dal sistema), domani anche lui rimarrà senza soldi né lavoro (anche se non glielo auguro di certo). Se le nuove politiche attive potranno farle tutti, anche i normali disoccupati, che vantaggi avremo noi che siamo stati in mobilità in deroga fino ad oggi o fino al 31 agosto 2014? Nessuno, mi pare. Quindi è vero che tutti devono vivere, ovviamente anche i normali disoccupati, ma noi, allora, che senso ha avuto stare nel bacino se ora siamo normalissimi disoccupati come gli oltre centomila che ci sono in Calabria?
[MORE]Non sono d'accordo col parere di sindacalisti e politicanti vari. Se c'è la volontà politica si possono creare tante serie politiche attive, soprattutto sfruttando i soldi CEE del settennio 2014/2020! Alcune idee, tipo una grande azienda regionale "CCR - Calabria che rinasce" (o "RDC - Rinascita della Calabria", o altro nome) ma gestita come azienda privata e non solito carrozzone...Idea da me suggerita da tempo (con motivazioni per la forma, organizzazione, ecc.) sarebbe fattibilissima. Evviva le politiche keynesiane, non c'è bisogno di esser pagati per fare buche e poi riempirle, il lavoro negli enti c'è', basta e avanza. Chi non lotta ha perso in partenza!
Sto immaginando un grande ente regionale (assolutamente non uno dei soliti "carrozzoni"), che nei più disparati campi e competenze dei lavoratori interessati (servizi, costruzioni, operai, impiegati, ecc. ecc.) - in modo snello, veloce e ben organizzato (a mo' di impresa privata per snellezza e produttività...) - facesse lavorare i circa 30mila mobilitati calabresi (scartando quelli che non vorrebbero ivi lavorare) nelle scuole, nei comuni, province, altri enti, sia all'interno che all'esterno (pulizia città, lavori edili, restauri, ripristini, amministrazioni e documenti per i cittadini, progettazioni, ecc ecc.). Cosa ne pensate!!??
Sto immaginando questa forma tecnica unica regionale, in quanto ritengo che far costituire tante piccole cooperative sia troppo dispendioso, burocratico, lento, rischioso per i singoli presidenti e soci, sicuramente in gran parte pure protestati e "cattivi pagatori" in Cai, ecc., problema tasse da pagare, contributi Inps ed Inail, spese amministrative, bilanci da depositare ogni anno, durc periodici...insomma 30mila poveri disgraziati non possono sobbarcarsi spese ed oneri ulteriori. Senza soldi e senza certezze pure! Devono solo lavorare, ciascuno per le proprie capacità o competenze, ed esser pagati il giusto e puntualmente, per servizi che presteranno e lavori che eseguiranno. Utili per l'intera collettività.
In attesa di Vostro rapido riscontro, ma che sia veramente rapido, un cordiale saluto.
Salvatore Bruno Bossio, cofondatore del Comitato regionale dei lavoratori in deroga calabresi, CO.L.MO.DER. CALABRIA”