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Un avvincente Giovedì: intervista ai Rich Apes

SOVERATO, 28 LUGLIO 2015 - La band bergamasca si presenta con “Giovedì”, un’esplosione di musica e di suoni senza tempo e senza confini, senza etichette e senza fissa dimora. Un’opera prima guidata dalla sperimentazione astratta della composizione che sul palco diventa a dir poco concreta. Nella seguente intervista i Rich Apes ci raccontano qualcosa in più di queste 17 tracce, ognuna con una sua particolarità.
Buona lettura!

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Presentate i Rich Apes.
Ciao noi siamo i Rich Apes!

Come ha preso forma Giovedì?
Alcuni pezzi del disco son maturati nel corso di molti anni, lasciati in stand by e ripresi dopo... In sala prove ci siamo stati due anni e mezzo e quando il tutto ha preso forma, in fase di registrazione in studio siamo stati velocissimi. L’abbiamo “vomitato” in 16 giorni.

Perché 17 tracce – che potrebbero sembrare troppe – per metà strumentali e per metà cantate?
Non c’è un vero e proprio perché della quantità dei brani. Vedo la musica come espressione di emozioni e di emozioni ne proviamo molte, anche contraddittorie. Perché non essere spontanei anche a discapito di una logicità?

L'eterogeneità è la caratteristica peculiare di questo vostro lavoro, come siete riusciti a mettere insieme tutte queste anime e da cosa siete stati ispirati?
Secondo noi la scuola migliore per fare musica è ascoltarne molta e di qualità diversa. Inconsciamente come spugne assorbiamo tutto se abbiamo i canali aperti, è per questo che si respirano sapori diversissimi tra loro durante tutto il disco. Quando mi chiedono che genere di musica ascolto io rispondo che di ogni genere c’è una parte autentica e una invece più costruita.

Come avete avuto l'idea di fare una traccia così particolare come Canto sovrano per piccoli pooh?
Jonathan: Non è stata un’idea. Quel giorno avevo la casa libera per 20 minuti (cosa rara) così ho preso il mio registratore e ho iniziato completamente a caso, giusto per il piacere di farlo. Ho cantato la prima traccia che poi ho ammortizzato sovraincidendo le altre istintivamente. Tutte le take sono state buone alla prima ed è il modo che preferisco per comporre.

Se e come cambia la vostra musica dal vivo?
Facciamo rispondere chi dal vivo ci sente.
Risposta di un fan: ho ascoltato “Giovedì” prima di sentirli dal vivo. L’ho ascoltato un paio di volte e in alcuni punti al secondo ascolto già ero preso bene. Poi la sera li ho sentiti al Druso e l’esplosione sonora è stata sorprendente. Vedere suonare Jonathan, Luca, Paso e Gabry dà l’idea di come è nato il tutto il CD eliminando il distacco che potrebbe esserci con un ascolto non dal vivo. Non so se ora mi piacerebbe così tanto il CD se non li avessi mai sentiti live.

Parlateci della particolarità delle custodie dei CD di Giovedì.
L’idea delle custodie fatte con vecchi jeans e cucite a mano ci è venuta per rendere il tutto più unico, pensando anche che, ai concerti, per il pubblico interessato a comprare il CD sarebbe stato un bel gioco scegliere il proprio disco, diverso dagli altri. E poi avevamo un sacco di jeans che non ci andavano più bene.

Che cosa avete in mente per il vostro prossimo futuro?
Per il futuro ci auguriamo semplicemente di suonare dal vivo il più possibile ed ovunque e di integrare nei live un pianoforte elettrico.

Quali altre uscite discografiche di quest'anno vi hanno interessato?
Si scopre talmente tanta musica, di tutti i generi e di tutto il mondo che non sappiamo quali sono di quest’anno. Voi dopo aver ascoltato il nostro disco quali ci consigliereste?

Salutate i lettori di GrooveOn consigliandogli tre album – o più – che i Rich Apes considerano fondamentali?
Grazie a GrooveOn per questa intervista. Salutiamo i lettori e vi invitiamo ad ascoltarci su Soundcloud, Youtube e soprattutto dal vivo. Vi salutiamo con tre dischi che fanno bene al cuore:
Keith Sarret: the Köln Concert
Third Ear Band: Four Element
Mike Oldfield: Tubolar Bells

 

 

Federico Laratta
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