Interviste
Un amore fra le stelle, intervista all'autrice Catena Fiorello
CATANZARO 12 DICEMBRE - E poi ti sorprendi a volare in Cielo Alto, ad emozionarti per una pioggia improvvisa di enormi fiocchi di neve, a fare il tifo per un amore impossibile. Catena Fiorello ha realizzato il sogno di tutti i bambini, con "Un amore fra le stelle" ha fatto incontrare Babbo Natale e la Befana. E poco importa se tutto inizia con uno scontro, battibecco dopo battibecco, i due rivali nell'amore da dare ai bambini, si sciolgono come neve al sole e per i piccoli lettori, ma non solo, inizia l'immersione in un bagno di emozioni. Catena riesce a creare un luogo bellissimo, ma, soprattutto, riesce a creare un luogo di apprendimento. "Credo che le fiabe, quelle nuove e quelle vecchie, possano contribuire ad educare le menti" sosteneva Gianni Rodari e "Un amore fra le stelle" consegna messaggi molto importanti, attuali, che aiutano a crescere ma che fanno riflettere anche gli adulti. [MORE]
"I bambini non danno peso alle diversità, amano e basta. Sono sensibili e candidi, ma questo non vuol dire che non capiscano come va il mondo". E allora, tra una tenerezza e un turbamento, sono proprio Babbo e Befana ad invitarli a non giudicare mai dalle apparenze, a fargli prendere coscienza dell'importanza della solidarietà, a metterli in guardia dai pericoli e a stimolarne i sentimenti da contrapporre, ma, soprattutto, a trasmettere la convinzione che "fare del bene e donare amore sia l'unica e vera ricchezza in grado di dissetare l'anima".
"Un amore fra le stelle" è una storia d'amore, un amore tra una donna moderna e senza tempo e un uomo apparentemente scaltro ma, in fondo, dotato di un'ingenuità infantile, ma è soprattutto una storia d'amore verso i bambini e un invito a tutti noi ad ascoltarli di più. Una fiaba da leggere assolutamente, possibilmente insieme con i bambini, perché, come ci insegnano Babbo e Befana, da soli possiamo fare molto, ma in due è tutta un'altra storia.
Saverio Fontana ha incontrato Catena Fiorello presso la libreria Ubik di Catanzaro per i lettori di Infooggi.it.
Catena, come nasce l’idea di scrivere una bella fiaba con una forte connotazione educativa?
E’ nata senza nessuna consapevolezza che potesse avere anche una connotazione educativa. Io volevo raccontare una storia tra due persone apparentemente lontane, per stili di vita, per modi di essere, che, grazie alla casualità, si incontrano e scoprono che sono molto più vicini di quello che pensano, e Babbo Natale e la Befana sono due personaggi che non si sono mai avvicinati. La Befana, in particolare, per me è sempre stata quasi un ideale. Io non volevo assolutamente creare un qualcosa che insegnasse ai bambini, è stato un caso. Sono stati Babbo e Befana, mentre parlavano, a suggerirmi dei temi.
Il primo grande insegnamento che questa fiaba dà ai bambini è quello di non giudicare mai dalle apparenze. Quanto è importante che i bambini imparino a guardare gli altri oltre l’aspetto fisico?
Innanzitutto dovremmo imparare a farlo noi. Se si parte dalla consapevolezza che questo sarebbe un bene per noi adulti, si può capire chiaramente quanto è importante per i bambini. E’ fondamentale, per questo motivo ho messo insieme due personaggi così diversi.
“In fondo, per far del bene al prossimo, non servono gesti eclatanti”. Come possiamo aiutare gli altri?
Semplicemente guardandoci intorno. Diciamo sempre “dobbiamo aiutare, dobbiamo fare”, però poi alla resa dei conti spesso siamo distratti e non ci accorgiamo che la persona che ha bisogno è tra le persone che abbiamo più prossime. Guardiamoci accanto con più attenzione.
“Quello che oggi manca alle famiglie è proprio la voglia di parlare. Sono tutti presi dalla TV e dai telefonini, e addio dialogo”. Perché stiamo perdendo “la voglia di stare insieme e di raccontarsi le proprie emozioni”?
Dico una cosa impopolare, siamo posseduti dal cellulare. Dovremmo ritornare a considerare questi come oggetti. Le nuove generazioni stanno imparando a prendersi le emozioni attraverso un cellulare perché l’altra realtà non l’hanno conosciuta. Solo i libri possono aiutarli, perché raccontano tutte le vite prima di quella nostra. Solo i libri possono aiutarci a capire cosa significa veramente il potere della parola. Ben vengano, quindi, tutte le persone che operano in questo settore.
“Ah! Quello è un mostro che sputa inquinamento”. Come spiegare ai bambini il male che stiamo facendo alla natura e a noi stessi?
Con parole semplici. Ricordando loro che aldilà dell’interesse economico dovrebbe prevalere quello della salute delle persone e insegnando loro che, prima di tutto, dobbiamo proteggere la natura, anche perché i danni che fa la natura quando non è protetta sono sotto gli occhi di tutti, per questo motivo faccio fare questo viaggio sulla scopa a Babbo e Befana.
“I politici … al calduccio nelle loro case non erano in grado di capire l’angoscia di chi scappava dall’inferno … e a farne le spese erano sempre e soltanto i bambini”. Si fa presto a dire chiudiamo le frontiere, ma cosa ci lasciamo dietro?
Prima di tutto dovremmo ricordarci, come faccio io nel mio libro “Picciridda”, chi siamo stati noi, un popolo di emigranti. Ci lasciamo dietro vite, sofferenze e speranze. A farne le spese sono principalmente i bambini, per questo motivo Babbo parla di Mattias,il bambino che lui ha aiutato a guarire dalla leucemia perché i suoi genitori non potevano curarlo nel paese di origine.
Concludiamo con l’immagine di copertina. E’ una tavola illustrata in cui Babbo e Befana sono in volo sulla scopa. Ciò che colpisce subito è la fiducia sul volto di Babbo mentre si lascia guidare da Befana. Qual è il significato di questa bellissima immagine?
Mi fa molto piacere che tu abbia colto questo aspetto perché era proprio questo che volevo trasmettere. Mi piaceva l’idea di un uomo che si fida di una donna e si lascia guidare. Io ho visto sempre mio padre e mia madre fare le cose insieme, aiutarsi vicendevolmente e quindi, secondo me, tra la donna e l’uomo deve esserci complementarità. Non c’è bellezza se i due mondi non sono integrati.
Saverio Fontana