Cronaca

Umbria, case popolari: più che un sogno, un miraggio

PERUGIA, 23 MARZO 2012 - L’ultimo bando è per l’assegnazione di otto alloggi a Spoleto. Per trovarne uno nel capoluogo umbro bisogna tornare indietro nel tempo a giugno 2011: gli appartamenti in palio erano 22 a Castel del Piano. Cifre ben lontane dalle esigenze delle fasce meno agiate che nella regione non riescono a permettersi una casa, comprata o in affitto. Ora che la crisi “morde” le cifre sull’edilizia in Umbria fanno riflettere. Nel 2010 gli sfratti sono stati 1.028, il 18% in più rispetto all’anno precedente: nella maggior parte dei casi si tratta di persone che non riuscivano più a pagare l’affitto.[MORE]

«Lo scandalo è che gli appartamenti ci sono – dice Maurilio Turchetti, dell’Unione inquilini di Perugia – infatti ci risulta che una ventina di alloggi siano rimasti vuoti». La questione del contendere è presto detta: i sindacati degli inquilini accusano il Comune di non intervenire abbastanza sulle case popolari, che per questo restano troppo poche e in condizioni precarie. Dal canto suo l’amministrazione risponde che mancano i fondi e che, anzi, si è fatto molto col poco che si aveva. Un'impasse che non permette di soddisfare le domande di chi è già in graduatoria e non può occupare un’abitazione che gli spetta di diritto. Quest’anno il bando non è ancora uscito, tanto che si parla di un rinvio al 2014. Lo scorso 10 marzo Turchetti aveva detto: «Si parla di 26 alloggi a fronte di 1.600 domande presentate. È evidente che siamo ben lontani dalla soluzione del problema».

Non è solo questione di soldi mancanti. Anche quando ci sono i finanziamenti la situazione non si sblocca, come spiega Turchetti portando l’esempio del bando per l’acquisto della prima casa rivolto alle giovani coppie umbre. «Era stato istituito dalla Regione un fondo di 4 milioni e mezzo di euro. I requisiti erano due: essere under 35 e avere un reddito inferiore a 23mila euro l’anno. Sono state presentate ottanta domande, una quantità di molto inferiore a quella che il bando avrebbe potuto coprire. Ma c’era un piccolo difetto: si era stabilito che il fondo coprisse il 30% della spesa per acquistare la casa. Il resto a carico della coppia, quindi pagato attraverso un mutuo. Ma il credit crunch delle banche ha fatto andare a monte l’intero progetto».

Ilaria Raffaele http://ilariaraffaele.wordpress.com