Cronaca
Umanesimo d'impresa ed economia sociale di mercato sono la via per uscire dalla crisi
MILANO, 18 SETTEMBRE 2013 - «Quando l’imprenditore agisce sulla base del valore della “proprietà professionale”, comportandosi verso l’azienda e il contesto in cui opera con senso di responsabilità, tutto il sistema economico ne trae vantaggio. È questa lezione del liberalismo europeo che noi dobbiamo raccogliere, contrapposta al pensiero dominante negli USA da vent’anni. Quel pensiero basato sul gigantismo della finanza e sulle lobby, quel pensiero che ha portato alla crisi».
Così ha parlato Marco Vitale lunedì 16 settembre al convegno organizzato da Inaz alla presentazione del lavoro di Marco Manzoni Marco Vitale – Sherpa d’idee e costruttore di ponti.
Ad aprire il convegno Linda Gilli, presidente e amministratore delegato di Inaz, che ha spiegato così il senso dell’appuntamento: «Siamo convinti che oggi, oltre a fare bene impresa, sia necessario fare Cultura d’impresa. Ossia valorizzare il fare in ogni ambito per il Bene comune, in modo che l’economia e la finanza siano al servizio dell’uomo e non viceversa. Con le sue parole e il suo operato, Marco Vitale offrire questi valori al mondo imprenditoriale e alle nuove generazioni».
In sala anche gli altri protagonisti del video-dialogo: Annalori Ambrosoli, vedova di Giorgio, al quale Vitale dedicò un celebre articolo pubblicato sul Giornale di Montanelli pochi giorni dopo l’assassinio; il patron di Smeg Roberto Bertazzoni; l’economista Vittorio Coda; il regista Ermanno Olmi, che con Vitale condivide molti impegni e molte passioni.
L’incontro ha ripercorso la vita, le amicizie e le passioni di Marco Vitale per tracciare il ritratto di un uomo che da sempre, nel suo lavoro di docente e consulente per le aziende, porta avanti l’idea di un umanesimo d’impresa, «la sola visione –ammonisce Vitale– che può contrastare gli effetti di una crisi oramai sistemica». Una visione prettamente europea, contrapposta a quella americana, spiega ancora Vitale: «Il recupero economico statunitense è basato sulla sabbia.
Le grandi banche che hanno causato la crisi sono ancora lì, più potenti. In questi giorni si è ventilata la nomina a presidente della Federal Reserve di Lawrence Summers, il fautore della deregulation che ha portato al crollo del 2008. Il divario fra ricchi e poveri è ai massimi storici. Il grande pericolo viene dall’America e l’Europa non deve seguire questa strada, ma insistere su un liberalismo vero e su un’economia sociale di mercato che fa parte della nostra cultura».
Dall’incontro è emerso un valore condiviso, la consapevolezza di far parte di una comunità in cui ogni soggetto è chiamato a fare la sua parte. «Anche e soprattutto nel ruolo di imprenditore –conclude Vitale–. Le nostre esperienze migliori spesso provengono dal mondo delle imprese familiari: imprenditori che non si sentono semplicemente padroni di un’azienda, ma che con senso di responsabilità verso dipendenti, fornitori, stakeholder e società intera mirano a costruire qualcosa per le generazioni che verranno».
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(Notizia segnalata da Miriam Giudici)