Estero
#Ue ha una "stella" in più: La Croazia
ZAGABRIA, 02 LUGLIO 2013 - «Noi non coalizziamo Stati, ma uniamo uomini», così scriveva Jean Monnet, uno dei padri fondatori ed ideatore del metodo comunitario. Lui, il “piccolo, grande uomo” che pensava che: «Gli uomini non cambiano; ma cambia il loro comportamento quando si modificano le circostanze dalle quali risultano le difficoltà che essi non riescono a superare»[1], molto probabilmente accoglierebbe positivamente il fatto che - da ieri - l'Unione europea ha ulteriormente ampliato i suoi “confini”, aggiungendo nel novero dei suoi Paesi il numero 28, ovverosia la Croazia.
Ingresso che – alla luce del suo excursus storico – ripensando agl’anni della guerra fredda e all’escalation dei conflitti che hanno straziato i Paesi dei Balcani negli anni ’90, davvero assume i connotati di un’impresa storica per Zagabria, per una notte capitale d'Europa. Infatti, a festeggiare il suo ingresso, presenti: 15 capi di Stato, 13 di governo, tre presidenti di parlamento, 12 vice-premier, 7 ministri degli Esteri, e altre 20 delegazioni straniere di vario rango. [MORE]
La Croazia, un Paese di 4 milioni 285mila abitanti - pari allo 0,8% della popolazione Ue – caratterizzata, tra le altre cose, dalla presenza di una minoranza serba e da una rilevante percentuale d’italiani (17.807, lo 0,42%).
«Ora i popoli croato e italiano condividono un futuro comune nell'Europa unita. Radici profonde uniscono i nostri popoli e ci assegnano anche il dovere di ricordare le tragedie e le divisioni causate dalle ideologie totalitarie e dal più cieco nazionalismo nel secolo scorso», ha commentato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il quale si è recato a Zagabria, sostenendo che: «bisogna chiudere il processo di avvicinamento e adesione all'Europa unita dei Paesi dell'area balcanica. In questo, l'Italia ha avuto un ruolo costantemente trainante e lo manterrà». Napolitano ha proseguito aggiungendo che: «L'Adriatico sta tornando a essere una parte del mondo proiettata verso una maggiore integrazione a beneficio di tutte le nazioni che vi si affacciano o vi gravitano intorno».
In merito al ruolo cruciale dell’Italia, è intervenuta anche il presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, che ha evidenziato: «Ha avuto uno storico ruolo di connessione con i Paesi dei Balcani, anche durante gli anni difficili della Guerra fredda e nei tormentati anni '90». Per la Serracchiani: «La creazione di un'area pacifica e capace di svilupparsi nei Balcani e' una missione che l'Italia considera prioritaria e che il Friuli Venezia Giulia intende portare avanti intensificando i rapporti culturali e commerciali, anche attraverso le relazioni speciali che intrattiene con la Comunità Nazionale Italiana in Slovenia e in Croazia».
Tornando alle istituzioni dell’Ue, il presidente della Commissione europea, Jose Manuel Barroso – rivolgendosi alla folla sulla piazza centrale di Zagabria, nel corso delle celebrazioni dedicati al suddetto ingresso - ha dichiarato: «Oggi ha inizio un nuovo capitolo di successo, quello della Croazia che ritorna al suo posto, nel cuore dell'Europa. La Croazia può essere un esempio per gli altri Paesi della regione, ha intrapreso difficili riforme e adoperandosi nel contempo per la riconciliazione tra i popoli della ex Jugoslavia. Ora potrà aiutare gli altri Paesi, e posso garantire che l'Europa sarà aperta a tutti coloro che vorranno condividere i nostri valori».
Infine, per il presidente croato, Ivo Josipovic: «L'Europa unita fu creata come un progetto di pace, contro le guerre, e oggi essa è simbolo di pace e di solidarietà, e la Croazia desidera fermamente che il progetto europeo non si fermi ai suoi confini». Josipovic ha sottolineato che: «Questo giorno ci dà una nuova speranza e ci apre nuove opportunità che potremo realizzare se ci impegneremo tutti insieme», concludendo che: «La libertà è per noi il massimo valore, e oggi celebriamo una libera Croazia in una libera Europa».
Tuttavia, alla luce del numero crescente degl’euroscettici – che auspicano l’implosione dell’Ue, come unica soluzione per uscire dalla difficile situazione che da anni i singoli Stati si trovano - e, anche alla luce dei recenti scandali legati al “Datagate” americano, se l’Europa vuole evitare di «essere trattata come una ‘non persona’: la unperson di oweliana memoria», come aveva sottolineato Roberto Ducci in un suo scritto (1973. Dall’umiliazione alla speranza?)[2], occorre seguire il monito del già citato Monnet: «Solamente l’unità economica e politica dell’Europa può portare all’instaurarsi di rapporti di collaborazioni su un piano di parità tra l’Europa e Stati Uniti. […] All’infuori di questo cammino difficile e forse lento, ma ineluttabile e sicuro, per i nostri paesi separati, ci sarà soltanto l’avventurismo e il permanere di quello spirito di superiorità e di dominio che ieri per poco non portava l’Europa alla rovina, che oggi potrebbe trascinarvi il mondo» [3].
Fonti:
[1] – MELCHIONNI, MARIA GRAZIA, Europa Unita sogno dei saggi, Venezia, Marsilio Editori s.p.a., 2001, p.245.
[2] - DUCCI, ROBERTO, Le speranze d’Europa (carte sparse 1943-1985), a cura di Guido Lenzi, Rubettino, 2007, p.346.
[3] – MONNET, JEAN, Cittadino d’Europa, Napoli, AGE-Alfredo Guida Editore, 2007, pp. 385-386.
Altre fonti: Ansa. Fotogramma: europinione.it
Rosy Merola