Politica
Ue, chiusura del semestre italiano. Renzi: «L'Europa sia luogo di speranza»
STRASBURGO, 13 GENNAIO 2015 - «L'Europa sia luogo di speranza per le prossime generazioni» ha dichiarato il Presidente del Consiglio Matteo Renzi a Strasburgo, nella sede del Parlamento Europeo, per la chiusura del semestre italiano di guida dell'Unione Europea.
Il premier, accompagnato dal sottosegretario agli Affari europei Sandro Gozi, ha sottolineato che l’«Italia, se vuole stare nella competizione globale deve cambiare, in questi sei mesi abbiamo fatto molto». Poi incalza: «Noi italiani sappiamo che la nostra sfida non è qui ma a casa nostra». «A nostro giudizio stiamo andando nella giusta direzione, ma dobbiamo fare di più. Noi siamo pronti a fare la nostra parte, a credere nell'investimento sulla flessibilità».
Renzi ha anche rivolto un saluto - seguito da un lungo applauso dell'Assemblea plenaria - al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che definisce «convinto europeista». E afferma: «Vorrei che il Parlamento europeo portasse oggi il suo saluto a Napolitano, che lascerà il proprio incarico avendo compiuto un grande percorso di cambiamento, affrontando momenti di grande difficoltà con l'intelligenza e la saggezza che anche qui gli viene riconosciuta». [MORE]
Riguardo al dibattito europeo, con rammarico il premier ha criticato il persistere di «una demagogia imbarazzante»: «C'è un'idea dell'Europa che serve al mondo da un lato e dall'altro chi investe sulla demagogia e la paura e vuole rannicchiare i nostri valori in una fortezza». «Il luogo dell'Europa non è la fortezza ma la piazza, non il conflitto e lo scontro ma il dialogo e l'incontro».
Dal suo punto di vista, inoltre, «L'Europa, costruita in questi anni, troppo spesso ha dato l'idea di essere troppo basata su economia, su vincoli e parametri: è stato un errore e il cambiamento della commissione Juncker negli ultimi sei mesi andava immaginato negli ultimi 6 anni».
Immancabile, il riferimento agli attentati di Parigi e alla marcia della Pace di domenica scorsa: «i nostri valori sono più forti degli attentati. I nostri nemici non potendo ucciderci puntano a cambiare il nostro modo di vivere: non possiamo consentirlo a nessuno. Il nemico esiste, non si può negare, ma non è la religione: è l'ideologia, il fanatismo, e per combatterlo non bisogna rinchiuderci in fortezze in nome della sicurezza».
Il Presidente del Consiglio italiano, che, nel discorso di avvio del semestre aveva ricordato la figura di Telemaco, ha concluso l’intervento odierno citando l’Alighieri: «Fatti non foste per vivere come bruti ma per seguire virtute e conoscenza. Questo è un grande messaggio. Il Parlamento scelga: o vivere come bruti inseguendo un messaggio demagogico oppure segua la virtù e la conoscenza».
Domenico Carelli
(Foto: ilmessaggero.it)