Economia
Ue boccia "reverse charge", nuovo buco da 700 milioni
AREZZO, 22 MAGGIO 2015 – La Commissione Ue lo ha comunicato oggi: la riforma sull’iva, relativa alla “reverse charge”, non sarà approvata perché in contrasto con l’articolo 395. Secondo la Commissione, infatti, la proposta di applicare la “reverse charge” (ossia un meccanismo dell'inversione contabile che elimina la detrazione dell'Iva sugli acquisti) sulla grande distribuzione non risolverebbe il problema della corruzione e, anzi, “implicherebbe elevati rischi di spostamento delle frodi al settore del commercio al dettaglio e ad altri Stati”.
Da Bruxelles fanno sapere che si “ha motivo per dubitare che un’applicazione indistinta e globale della “reverse charge” a un alto numero di prodotti, in questo caso destinati essenzialmente al consumo finale, potrebbe essere considerata una misura speciale prevista dall'articolo 395 della direttiva sull'Iva”. Per di più, sembrerebbe che le autorità italiane non abbiano dimostrato che un controllo più tradizionale non sia altrettanto – o, addirittura, maggiormente – efficace dell’attuazione della “reverse charge”. [MORE]
Si tratta di una mancata riforma che peserà sul bilancio, con un buco di circa 728 milioni. Tuttavia, dichiarano delle fonti Mef, non dovrebbe scattare l’aumento sui prezzi del carburante, originariamente previsto qualora la Commissione avesse bocciato la proposta della “reverse charge”. Per evitare l’entrata in vigore di questa clausola di salvaguardia, occorrerà trovare, entro il prossimo 30 giugno, un sistema alternativo per compensare l’importo delle entrate fissato dalla legge di Stabilità.
Sara Svolacchia