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Usa: uccise Bin Laden, gli negano pensione e assistenza sanitaria

WASHINGTON, 12 FEBBRAIO 2013- Era la notte del 2 maggio del 2011 quando il Seal Team 6 fece irruzione in una palazzina Abbotobad in Pakistan, rifugio di Osama Bin Laden.  Il numero uno di Al Qaeda fu ucciso con tre colpi d'arma da fuoco in fronte. Nell’attacco condotto dai Navy Seal perirono anche le sentinelle e un figlio del terrorista. Una pagina della recente storia mondiale su cui persistono dubbi ma che sembra aver messo fine all’esistenza del responsabile degli attentati dell’11 settembre 2001.

La scena dell’uccisione di Bin Laden rievoca atmosfere di film o, addirittura, di video games. Il commando che ha eliminato il nemico pubblico n.1 degli Usa è entrato di diritto nella leggenda. Una sorta d’esecuzione spietata che tuttavia, stando alle testimonianze dei militari, è apparsa inevitabile e un atto “dovuto” secondo buona parte dell’opinione pubblica americana dopo anni di caccia all’uomo senza successo. Eroi. Uomini che incarnano una delle tante (e discusse) anime degli Stati Uniti d’America. Guerrieri impavidi ed infallibili che quella notte hanno fatto la storia, oltre al loro lavoro.

Eppure per il Navy Seal che sparò in testa a Osama Bin Laden il ritorno negli Usa è stato costellato da imprevisti e delusioni. Dopo aver ucciso il “Signore del Male” e con “un curriculum” di 16 anni di carriera, trecento giorni di missioni e una trentina di nemici abbattuti, l’uomo ha deciso di lasciare la Marina. Ma questa scelta gli è costata molto: dovrà vivere senza assicurazione sanitaria né pensione, poichè avendo interrotto la carriera militare in anticipo non ne ha diritto.

L’ex militare ha raccontato il suo dramma, in forma anonima, in una lunga intervista al settimanale Esquire. I guai per l’uccisore di Bin Laden non terminano con l’esclusione dallo stato sociale. La famiglia dell’ex membro delle Forze speciali è divenuta bersaglio potenziale della vendetta di Al Qaeda e vive nella paura. Ha insegnato ai suoi bambini a nascondersi nella vasca da bagno e ha addestrato la moglie a sparare con il fucile. Ha proibito al figlio più grande di menzionare Bin Laden: «È un brutto nome, una maledizione», ha dichiarato. E così da allora lo hanno ribattezzato «Poopyface», faccia di popò. [MORE]

Davide Scaglione