Fantasticherie del cuore
Tutto ormai è da sé stessi!
Finiti i riti pasquali si ritorna ai ritmi conosciuti utilizzando però in questo periodo la buona combinazione sorta tra giorni festivi e feriali, per organizzare lunghi fine settimana. Non a caso quest’anno le vacanze pasquali potrebbero essere paragonate, pur con tanti distinguo, a quelle natalizie. Ci hanno pensato il venticinque di aprile e il primo di maggio, ben piazzati a metà settimana, a cambiare la geografia delle ferie abituali. Noi tutti siamo diventati esperti in queste giornate di menù particolari, dolci speciali, accostamenti vacanzieri. Mi chiedo a questo punto se soffermarsi sui valori storici valga a qualcosa. Eppure Pasqua e la tradizione che l’accompagna sono una miniera di spunti e di verità che non possono lasciare l’uomo indifferente.
Se questo non succede è perché sempre di più l’uomo rinuncia alle sue vere prerogative e ama confondersi con una massa in viaggio verso un appiattimento che fa paura. L’Italia cresce meno in Europa non solo dal punto di vista economico, ma anche dal punto di vista dell’energia umana necessaria in tutti i campi della quotidianità a creare quel valore aggiunto che stimola, in una comunità di donne e uomini, un appeal particolare e trainante. Tutto purtroppo è da sé stessi! Si è in grado di passare un numero infinito di ore, in famiglia e con gli amici, senza parlare di nulla se non del vuoto delle cose scontate. Attenzione non ho intenzione di evocare a modello esemplare i salotti dei “sofisti di turno” che si trattengono sul sesso degli angeli, ma soltanto mi permetto di sollecitare, prima a me stesso, una vivacità di attenzioni, osservazioni e riflessioni.
Momenti primari dell’uomo mai da sotterrare perché capaci, pur nelle necessarie distinzioni personali e nonostante le naturali distrazioni del momento festivo, di dare al tempo e alle cose un sapore del tutto rinnovato e produttivo. Manca d’altronde una speculazione profonda di pensiero, tipica realtà di un mondo che punta all’evidente senza capirne l’origine ed eventuali sue ragioni. La tradizione storica della settimana santa non è di certo mancata, ma oggi più che ieri rischia di scivolare sulle nostre teste senza lasciare alcuna traccia. S’interroga a tal fine il teologo permettendoci di accendere i fari sul buio del nostro silenzio interiore: “…perché il mistero della risurrezione non sconvolge, non stravolge, non traumatizza mente e cuore, non catapulta nel divino corpo, spirito e anima dell’uomo?”.
La risposta la dona lo stesso studioso della Parola: “Non opera nulla in noi, perché ormai ci siamo assuefatti al mistero. Anzi il mistero è divenuto per noi una parola vuota”. Non è perciò il religioso fuori dal nostro tempo, siamo noi che ci limitiamo a discettare e a consumare l’apparenza delle cose. In questo modo ognuno ha la sua verità; le sue ragioni; i suoi punti di vista; le sue finte speculazioni di pensiero da veicolare sui social. Tanto rumore, poi calma piatta. Lo spirto è addormentato, sfigurato, tramortito, incappucciato, non considerato. Tutti siamo cristiani, ma nessuno annuncia Cristo. Di Lui rimane un pensiero vago. Impera una antropologia ben articolata e diretta che taglia alle radici qualsiasi forte reazione alla condanna e passione di Cristo; alla sua crocifissione e morte; alla sua risurrezione. L’uomo più che mai parte da sé stesso!
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