Cultura e Spettacolo

Tutta n'ata storia. Al Palapartenope Pino Daniele omaggia Napoli con una reunion d'eccezione

NAPOLI, 29 DICEMBRE 2012 - E' un tuffo nel passato quello che Pino Daniele ha deciso di regalare per le feste natalizie al suo pubblico partenopeo e alla sua "terra". Ed è proprio con Terra mia che ha deciso di aprire il suo megaconcerto, e non poteva essere diversamente.

Sì, perché dopo tanti, troppi anni, tornare sul palco per cantare certe canzoni non è facile, come lui stesso ammette a inizio serata. Ma ci ha voluto provare, ed il risultato è stato sorprendente e palesemente apprezzato dal pubblico del Palapartenope, che ha ospitato ieri la prima serata di Tutta n'ata storia, un tour di sei date riservato alla città di Napoli iniziato ieri sera, 28 dicembre, e che replicherà stasera, domani ed il 5 e 6 gennaio 2013.[MORE]

Un concerto che ha le sembianze di un evento, una reunion tanto attesa e inaspettata, tra gli esponenti della cultura musicale partenopea "sacra", quella dai ritmi jazz, blues, fusion e swing, incarnati da musicisti del calibro del sassofonista James Senese, fondatore, nel 1975, della band Napoli Centrale di cui fece parte lo stesso Pino Daniele nel 1977 come bassista, del percussionista Tullio De Piscopo, e ancora Enzo Gragnaniello, Joe Amoruso, Tony Esposito, Antonio Onorato ed il contrabassista Rino Zurzolo. Tutti vengono annunciati sul palco dal "mascalzone latino" che li presenta come suoi vecchi amici, ed a cui lascia grande spazio per i loro assoli che lasciano il pubblico estasiato.

Ma sul palco ci sono soprattutto loro, i grandi protagonisti, i grandi successi, quei brani celebri e storici che hanno segnato la carriera di Pino Daniele prima della sua conversione più "commerciale". Ed ecco che si alternano, quasi senza sosta, canzoni come Putesse essere allero, Qualcosa arriverà, Lazzari felici, Quanno chiove, Je sto vicino a te, Notte che se ne va, Je so pazzo, Alleria, I say je sto ccà, O' scarrafon, cantate singolarmente o in duetto con i suoi partner, con il pubblico che canta insieme a loro.

Non è un concerto, è un incontro. Un incontro tra chi ha condiviso uno stesso passato musicale, con chi vive in una città come Napoli, consapevole dei problemi ma anche della magia che la città regala a chi vi è nato e chi continua ad abitarla. Tra palco e platea c'è uno scambio di energia, anche quando a cantare sul palco non è Pino Daniele ma è Tony Esposito ai bonghetti con Kalimba de luna, o Enzo Gragnaniello con Donna Cuncetta o James Senese con Campagna, gli spettatori sono in visibilio, e continuano a cantare senza sosta come se le parole fuoriuscissero da una memoria che non si è esaurita nel tempo. Come se tutte quelle canzoni fossero ormai la base della cultura partenopea e facessero parte della storia di Napoli.

Anche gli amanti del Pino Daniele più maturo non restano delusi: in una sorta di medley anche i successi più recenti come Che male c'è, Dubbi non ho, Sara e Mareluna trovano il loro posto in scaletta.

Si conclude con un ensemble, sulle note di Yes I know my way, A me me piace o' blues e, nel gran finale, con l'immancabile Napule è, scritta da Pino Daniele a soli 17 anni e che rappresenta, oggi come ieri, un inno alla sua terra, un sottofondo musicale che celebra coloro che la abitano.

 

Valentina D'Andrea