Turismo sociale e sviluppo sostenibile alla ribalta nel Forum di Tataouine
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Turismo sociale e sviluppo sostenibile alla ribalta nel Forum di Tataouine

domenica 28 maggio, 2017

ZARZIS ( TUNISIA) , 28 MAGGIO 2017 - Oltre cento partecipanti in rappresentanza di ventitré Paesi. Questo per quanto riguarda i “freddi numeri”. Ma il Forum mondiale del turismo sociale e dello sviluppo sostenibile, F.I.T.S. conclusosi venerdì scorso nella sede congressuale di Zarzis in Tunisia, è andato ben oltre l’asettico dato numerico. Il forum ha costituito infatti la “cartina di tornasole” del fatto che vi sono modi di viaggiare, “per svago”, diversi da quelli più o meno invasivi a cui gli occidentali sono stati per lungo tempo abituati.

Quello inizialmente previsto a Tataouine e poi svoltosi per motivi logistici a Zarzis, sulla costa tunisina, è stata la settima edizione, negli ultimi 15 anni, dell’happening internazionale sul turismo alternativo e solidale, organizzato sotto l'egida dell'Organizzazione internazionale del turismo sociale e solidale (Oits), con il sostegno del governo tunisino, dell'Ente tunisino per le attività petrolifere (Etap), dell'Istituto francese di Tunisia, della Fondazione Swisscontact e della Région Provence Alpes Côte d'Azur.e, dulcis in fundo, dell’italiana Associazione italiana per il turismo responsabile. [MORE]

Si è parlato di un “turismo” che aspira a prendere in considerazione mete diverse da quelle “canoniche” più celebrate e di conseguenza sovraffollate e “debilitate” dallo sfruttamento intensivo a scopo di business. E vuole prenderle in considerazione con un approccio ancor più avanzato e socialmente strutturato del pur apprezzabile “ecoturismo”, che non di rado finisce però con lo snaturare luoghi incontaminati proprio perché per lungo tempo sfuggiti al battage mediatico della rutilante macchina del business. Perché c’è poco da fare, il turismo regolamentato solo dalle leggi di mercato rende vulnerabile il tessuto sociale e quello ambientale di territori in contesti sociali già di per sé fragili. Il forum è stato preceduto da 3 “laboratori sul campo”, costituiti da altrettante carovane solidali, che hanno condotto i partecipanti a conoscere le realtà sociali, produttive e turistiche del sud della Tunisia. Gruppi di una quindicina di “caravanieri”, vale a dire giornalisti, esperti, operatori internazionali e attori locali, hanno visitato e analizzato sotto più aspetti bellezze e criticità di surreali villaggi berberi rupestri, antichi granai fortezza, suggestive oasi , altipiani, canyon, siti geologici.

Al F.I.T.S. erano presenti, non certo casualmente, molte nazioni africane e mediorientali: i cosiddetti Paesi in via di sviluppo. Questi ultimi non riescono in genere a gestire autonomamente i flussi turistici. Sovente sono condizionati ampiamente dagli operatori dei Paesi economicamente predominanti e dalle multinazionali. Negli anni più recenti, il turismo di massa ha vissuto un miglioramento qualitativo in termini di protezione ambientale e sociale e si è fatto strada un turismo più integrato e in sintonia con i territori e le popolazioni. Su questo non possono esservi dubbi, ma ancora è lunga la strada da percorrere verso un turismo inclusivo sia dell’attenuazione delle problematiche locali sia della giusta dose di svago “responsabile” di chi visita luoghi ancora vergini sotto l’aspetto del turismo commerciale. “Responsabile” è chi è in grado di rispondere delle conseguenze dei propri atti, ha ricordato una delle “anime” del F.I.T.S., come ha ricordato Jean Marie Collombon, tra i massimi studiosi di turismo responsabile e coordinatore del Forum. Quest’ultimo si è concluso con la lettura della “Carta di Tataouine”, redatta in sinergia tra i partecipanti.


Tra i firmatari del documento programmatico, figurano anche delle realtà italiane attive da anni nel settore del turismo consapevole e sociale. Si tratta dell’associazione italiana turismo responsabile, che riunisce tutti gli organismi che operano in maniera “illuminata” nel settore dei viaggi organizzati e della cooperativa Walden viaggi a piedi, che con il proprio social trekking si ispira la propria filosofia di viaggio non solo alle spesso spietate logiche di mercato, bensì anche ai valori dell’etica e della solidarietà nei confronti delle genti e dei territori in cui opera.

TESTO E FOTO DI RAFFAELE BASILE

 


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