Estero

Ankara, epurazioni post-golpe

ANKARA, 8 LUGLIO 2017 - Due anni dopo il mancato colpo di stato del 15 luglio 2016, in Turchia continuano le purghe post-golpe. Mentre il presidente Recep Tayyip Erdogan è in procinto di prestare giuramento lunedì 9 luglio per un nuovo mandato con ampi poteri, oltre 18.000 funzionari sono stati licenziati da un nuovo decreto legge. Tutte le istituzioni sono state colpite dal provvedimento, le forze di polizia in testa. [MORE]

Questa epurazione era già stata annunciata qualche giorno fa, 18.632 funzionari hanno appena perso il lavoro e tutti i loro diritti alla pensione e all’assistenza sociale.
Le forze di polizia sono state le più colpite, con oltre 9000 licenziamenti, seguite dall’esercito che perde 6000 unità. Inoltre, sono stati licenziati circa 1.000 dipendenti del ministero della Giustizia e 650 del ministero dell'Istruzione
Sono state colpite dal divieto di operare dodici associazioni e oscurati tre giornali e una televisione.

Questo nuovo decreto legge, il 35esimo, dal tentativo di colpo di stato del luglio 2016, porta a circa 130.000 il numero di funzionari turchi rimossi. Recep Tayyip Erdoğan, che inizia un secondo mandato come capo del Paese, ha promesso di non rinnovare più questo “regime eccezionale”, introdotto all'indomani del colpo di stato fallito, è presentato dai media come l'ultimo prima della probabile revoca dello stato di emergenza.

Tuttavia, resta il fatto che il regime presidenziale che entrerà in vigore lunedì offrirà al capo dello Stato, poteri statali simili a quelli che aveva durante lo stato di emergenza. Tutti i poteri esecutivi apparterranno al presidente, che potrà, tra le altre cose, governare per decreto.

Luigi Palumbo