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Trump accusato di evasione fiscale, indaga lo stato di New York
NEW YORK CITY, 4 OTTOBRE – Una nuova bufera si è abbattuta sul Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, coinvolto in un’inchiesta giornalistica condotta dal NY Times dalla quale potrebbero emergere risvolti negativi sul conto del tycoon newyorkese. L’accusa – naturalmente da dimostrare – mossa nei suoi confronti dal popolare quotidiano è quella di aver messo in atto una serie di “discutibili condotte” finalizzate a realizzare una “sistematica e palese frode al fisco americano”, evitando di versare le imposte di successione sull’eredita del padre, Fred Trump.
Il padre dell’attuale primo inquilino della Casa Bianca avrebbe infatti lasciato ai suoi figli una vera e propria fortuna, in parte costruita grazie alle attività nel settore immobiliare della principale impresa di famiglia (la “Elizabeth Trump & Son”) ed in parte ereditata a sua volta da Friedrich, il capostipite della famiglia Trump e nonno del più noto Donald. Secondo il NYT, però, Fred avrebbe trasferito ai suoi figli circa un miliardo di dollari tramite varie operazioni bancarie effettuate pochi mesi prima della sua morte, avvenuta nel 1999. L’importo di cui si tratta è decisamente ingente, tanto che il peso fiscale di quel trasferimento patrimoniale, se fosse stato regolarmente effettuato via successione ereditaria, sarebbe ammontato a 550 milioni di dollari; grazie alle operazioni bancarie sfruttate, invece, secondo l’inchiesta condotta dai giornalisti americani l’attuale Presidente ed i suoi fratelli sarebbero riusciti a versare al fisco meno di un decimo di quella cifra (ossia circa 52,2 milioni di dollari).
Nell’articolo pubblicato a firma di David Barstow, Russ Buettner e Susanne Craig sono inoltre riportate alcune dichiarazioni dei redditi e varie testimonianze confidenziali sulla base delle quali si afferma che il magnate avrebbe acquisito gran parte della sua attuale fortuna grazie a generose concessioni del padre Fred, che si ipotizza abbiano rappresentato un’anticipazione dei trasferimenti ereditari, eludendo non solo la legislazione in materia fiscale ma anche le disposizioni normative che regolamentano le successioni. Lo stesso Donald Trump, del resto, aveva raccontato anni fa nella sua autobiografia di essere divenuto milionario già all’età di 8 anni e ciò potrebbe essere avvenuto – stando sempre all’inchiesta – soltanto grazie alla munificenza di Fred. L’accusa, dunque, neanche troppo velata, è che l’attuale Presidente americano non abbia costruito il proprio impero finanziario grazie alle proprie abilità imprenditoriali, ma sulla base di un patrimonio accumulato illegittimamente (si parla di quasi 413 milioni di dollari che egli avrebbe in totale ricevuto dal padre Fred, circa 200mila all’anno da quando Donald aveva solo 3 anni).
Secondo i giornalisti del New York Times, infatti, Donald e i suoi fratelli avrebbero costituito una serie di società-schermo con il solo obiettivo di coprire le donazioni dei genitori e svalutare artificiosamente, mediante trasferimenti successivi, tutte le proprietà immobiliari che sono state poi acquisite dalla nuova generazione della famiglia, versando così al fisco una cifra decisamente bassa rispetto al valore reale degli immobili. L’accusa rappresenta pertanto un duro colpo al principale vanto del tycoon, quello di “essersi fatto da solo”, secondo il mito dell’homo faber o del self-made man che ha costruito da solo la propria fortuna, fulcro dello story-telling che ha contribuito al successo dell’immagine di Trump in America e nel mondo.
C’è da dire, in ogni caso, che il 45° Presidente USA si è sempre rifiutato di rendere pubbliche le proprie dichiarazioni dei redditi, dunque, a meno di una talpa nel team di consulenti finanziari di Trump o di informazioni fasulle pubblicate nell’inchiesta, le fonti del NYT potrebbero essere costituite esclusivamente da documenti riguardanti i genitori di Donald, Fred e Mary, morti rispettivamente nel 1999 e nel 2000. L’indagine giornalistica è stata comunque definita “del tutto fuorviante” dalla portavoce della Casa Bianca, Sarah Huckerbee Sanders, la quale ha ancora una volta puntato il dito contro i media “interessati esclusivamente ad attaccare la famiglia Trump, piuttosto che evidenziare i successi della sua amministrazione”. In una nota ufficiale si legge anche che l’Internal Revenue Service (IRS), l’agenzia governativa deputata alla riscossione dei tributi, avrebbe sempre regolarmente controllato e vidimato tutte le transazioni commerciali riguardanti la famiglia di imprenditori newyorkesi.
Lo stesso diretto interessato, ovviamente, ha poi deciso di utilizzare come di consueto il suo account Twitter per commentare la notizia. “Il fallimentare NYT ha fatto qualcosa di mai visto prima: ha usato il concetto di valore temporale del denaro per realizzare un pezzo contro di me. Hanno scritto fatti vecchi e perlopiù scontati. La verità è che non si sono ancora ripresi dalle elezioni” – ha affermato Trump, passando al contrattacco. In realtà, il Servizio delle imposte dello Stato di New York ha preso l’iniziativa di aprire una vera e propria indagine giudiziaria (quantomeno a livello amministrativo), al fine di passare in rassegna innanzitutto i vari documenti raccolti dal quotidiano newyorkese; il dirigente del Department of Taxation and Finance James Gazzale ha dichiarato pubblicamente che il fisco ha intenzione di approfondire la vicenda per vederci chiaro, dunque tutte le piste dell’inchiesta verranno esplorate con determinazione.
Francesco Gagliardi
Fonte immagine: reuters.com