Cronaca
Truffa diamanti, arresto imprenditore per riciclaggio
CATANZARO, 25 GIU - A Pesce sequestrati 17 milioni. Tra vittime raggiri anche Vasco. Con un complesso giro di società avrebbe riciclato oltre 20 milioni di euro, una porzione dei presunti profitti illeciti per circa 500 milioni di euro della nota maxi truffa sui diamanti dai prezzi gonfiati ai danni di migliaia di investitori, tra cui anche vip come Vasco Rossi, Federica Panicucci e Simona Tagli.
Stamani l'imprenditore Nicolò Maria Pesce, 43 anni milanese che opera nel settore finanziario con società di consulenza, è finito in carcere in una tranche dell'inchiesta sui raggiri sulle pietre preziose, condotta dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano e coordinata dal pm Grazia Colacicco. L'indagine 'Crazy diamond' è stata chiusa nei mesi scorsi, in vista della richiesta di processo, a carico di 87 persone e 7 società, tra cui anche gli istituti di credito Banco Bpm, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mps, BancaAletti.
E c'è già stato un sequestro, a carico anche delle banche, da 700 milioni di euro. E' stata accertata una truffa ai danni di decine di migliaia di risparmiatori (le denunce in Procura sono ancora in aumento) da parte di società che, attraverso il sistema bancario, promuovevano e vendevano diamanti a prezzi di molto superiori all'effettivo valore. Gli investigatori, poi, seguendo i flussi finanziari hanno ricostruito il meccanismo di riciclaggio utilizzato per nascondere una parte degli incassi della truffa. Come emerge dall'ordinanza del gip Anna Calabi, che ha disposto a carico di Pesce anche un sequestro da 17 milioni, l'imprenditore è accusato di aver ricevuto "in più tranche" da Maurizio Sacchi, amministratore della Diamond Private Investment e uno dei principali indagati nell'inchiesta sui diamanti, per conto di società a quest'ultimo riconducibili, Magifin e Magifin Immobiliare, oltre 20 milioni di euro.
Soldi che, si legge nell'ordinanza, transitando dai conti della Kamet, società di consulenza di Pesce, "venivano trasferiti" sui conti "delle società del gruppo Grenade", riconducibile sempre all'imprenditore. Come si legge negli atti, l'imprenditore sarebbe stato a conoscenza "delle vicende giudiziarie" in cui era coinvolto Sacchi e ne parlava con l'avvocato ed ex senatore di FI Giancarlo Pittelli, arrestato a dicembre in un'inchiesta sulla 'ndrangheta e che prima era il legale dello stesso Sacchi. In particolare, il 19 febbraio 2019 Pittelli "informava" Pesce di un sequestro: "Dpi sequestrata ... questa mattina ... un gran casino c'è anche il riciclaggio (...) quindi fai attenzione". E ancora: "La questione di Sacchi è molto molto seria e lui non capisce nulla".
E Pesce replicava: "Lui deve stare fermo e zitto adesso". Pesce avrebbe "reinvestito" i soldi illeciti "in fondi gestiti da una società d'investimento lussemburghese" e finanziando imprese a lui riconducibili: "un ristorante a Forte dei Marmi, una cava di marmo, una sartoria, un concessionario di autovetture" e due società di recupero crediti e intermediazione immobiliare.