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- Roma, 28 set. - Sospettate di aver messo in piedi un'associazione per delinquere allo scopo di intascare in modo fraudolento i fondi dell'Unione Europea destinati all'agricoltura, 130 persone, tra cui alcuni ex funzionari dell'Agea (l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura), saranno processate dai giudici della sesta sezione penale del tribunale di Roma. Il rinvio a giudizio e' stato disposto dal gup Massimo Battistini che ha sostanzialmente recepito l'impostazione accusatoria del pm Tiziana Cugini. [MORE]Oltre alla stessa Agea, in qualita' di parti offese nel procedimento figurano anche il ministero dell'Economia, la Commissione Europea e le Regioni Umbria, Marche, Calabria, Puglia, Sardegna e Basilicata. Il processo prendera' il via il 26 gennaio prossimo. Stando al capo di imputazione, il "fraudolento disegno criminale" si basava su una "serie di reati strumentali" che andavano "dalla produzione di falsi documentali, materiali ed ideologici, all'utilizzo di suggelli contraffatti o, indebitamente, di suggelli autentici, alla distruzione di atti pubblici veri fino a giungere all'induzione in errore dei pubblici ufficiali dell'esecuzione dei pagamenti dell'Agea". Buona parte degli imputati deve rispondere dell'ingiusto profitto "pari alle indebite contribuzioni erogate nell'ambito delle politiche strutturali dell'Unione europea volte a contenere il 'surplus' di produzione di seminativi mediante la messa a riposo dei terreni". L'indagine (che ha portato alla luce una frode di circa 30 milioni di euro) prese il via verso la fine del 2008 attraverso l'attivita' investigativa della Guardia di Finanza di Pescara, poi estesa a Roma, con il coordinamento centrale del secondo Reparto del Comando Generale delle Fiamme Gialle e dell'Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf) della Commissione europea di Bruxelles. Per il pm della capitale, ad attuare la truffa sono stati coloro che hanno percepito indebitamente i fondi e anche alcuni dirigenti pubblici. Il sistema di frode era piuttosto semplice: presentando una falsa documentazione bastava provare che un dato terreno era stato messo a riposo e cosi' si aveva diritto al rimborso.