Cronaca
Tronchetti Provera: condannato a 1 anno e 8 mesi per il caso Kroll-Telecom Italia
MILANO, 17 LUGLIO 2013 – Dopo la svolta nel caso Fonsai, che ha portato all’arresto dell’intera famiglia Ligresti, arriva anche la condanna - da parte del tribunale di Milano - del presidente di Pirelli Marco Tronchetti Provera a 1 anno e 8 mesi per ricettazione (la pena è stata sospesa). In particolare, la condanna ha avuto origine nell'ambito del processo per ricettazione sui presunti dossier illegali elaborati dalla security di Telecom Italia quando era a capo dell'azienda.
Allo stesso tempo, Tronchetti è stato condannato anche a pagamento di una provvisionale da 900.000 euro a Telecom Italia e al risarcimento dei danni alle parti civili, 400mila euro dei quali a Carla Cico, ex numero uno di Brasil Telecom. [MORE]
Nello specifico, il processo era stato avviato nel febbraio scorso, a seguito della disposizione da parte della procura di Milano della citazione diretta in giudizio per ricettazione, in merito a presunti dati rubati nel 2004 dal computer di un agente dell'agenzia investigativa Kroll dai "pirati informatici" della security di Telecom, all’epoca facente capo a Giuliano Tavaroli. Al centro del processo, un cd di dati raccolti dalla sopraindicata. Secondo le ricostruzioni fatte dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo, Tronchetti era a conoscenza della provenienza illecita di suddetti dati. Tuttavia, nelle dichiarazioni spontanee rilasciate nel corso del processo - lo scorso 18 marzo - l’ex presidente di Telecom e numero uno di Pirelli ha respinto le accuso, dichiarando di non essere mai stato a conoscenza della provenienza illecita del cd contenente file sull’attività di spionaggio dell’agenzia di investigazione Kroll.
Alla fine, il processo principale si è concluso a febbraio con sette condanne mentre lo scorso anno era diventata definitiva la sentenza di patteggiamento a 4 anni e 17 giorni per Tavaroli. Così, fino alla svolta odierna, Tronchetti era stato sentito solo in veste come testimone. Procedimento da cui il top manager era sempre rimasto fuori se non nelle vesti di testimone. Per il pm anche Tronchetti “sapeva della provenienza illecita, anche perché altrimenti che bisogno ci sarebbe stato di quell’invio in forma anonima?”.
«È fuori sia dalla logica giuridica che dalla logica comune''la condanna emessa oggi dal tribunale di Milano nei confronti di Marco Tronchetti Provera». Questo il commento a caldo del difensore dell'ex presidente di Telecom, l'avvocato Roberto Rampioni, riguardo alla decisione del giudice Anna Calabi di condannare a un anno e otto mesi Tronchetti . Per l’avvocato: «Le dichiarazioni di Giuliano Tavaroli, ex capo della security di Telecom, sono state così tante volte rimodulate e modificate che, nella requisitoria, lo stesso pm ha dovuto in parte abbandonarle in ragione della loro ambiguità. Senza contare che lo stesso giudizio di inattendibilità del teste Tavaroli era già stato formulato da altri giudici in sede di Corte d'appello, Corte d'assise e dal tribunale civile di Milano».
In particolare, per Rampioni: «dal processo non e' emerso ''nessun altro elemento in grado di provare che quanto dichiarato da Tavaroli sia reale. La prima sensazione e' quindi che in questa lunga storia la finalità non sia stata quella dell'accertamento dei fatti, ma la promozione di un teorema accusatorio fondato sulle aspirazioni di quanti, senza il minimo riguardo per le tante evidenze, anche processuali, emerse negli anni, hanno preteso a tutti i costi, e con non poche forzature, un coinvolgimento del dottor Tronchetti»
Il legale di Tronchetti procede , affermando che: «Il risultato è stato un processo dove 'il piano logico è stato ribaltato più volte secondo dinamiche molto lontane dalla realtà il principale teste d'accusa, come detto, viene ritenuto credibile solo riguardo ad alcune affermazioni. Altri testi poi, mai ascoltati nelle indagini preliminari, vengono indagati per falsa testimonianza in udienza pur avendo reso dichiarazioni lineari ed omogenee. Si è arrivati perfino allo stravolgimento delle dichiarazioni del dottor Tronchetti che, con un esemplare sforzo di fantasia, sono state rappresentate addirittura come una confessione. Il risultato e' stato una tesi accusatoria congetturale e povera».
Infine, il legale conclude puntando il dito anche sull'ipotesi accusatoria contestata a Tronchetti: «Si è proceduto per ricettazione in un'ipotesi prospettata dalla Procura che al più avrebbe dovuto contemplare il reato di concorso in 'accesso abusivo in un sistema informatico' e non di ricettazione».
(fonte: Il Fatto Quotidiano)
Rosy Merola