Economia

Tria alla Camera: “Cercheremo accordo con UE per evitare procedura d’infrazione”

ROMA, 11 GIUGNO – Il ministro dell’economia e delle finanze, Giovanni Tria, prova a tranquillizzare i cittadini e le opposizioni parlamentari sulle sorti della posizione dello Stato italiano nei confronti dell’Unione Europea. Interpellato in Aula alla Camera dei Deputati nell’ambito di un’informativa sull’ipotesi di apertura di una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia, il ministro ha usato come di consueto toni molto pacati per esprimere la linea del governo, che a suo dire continuerebbe ad essere quella del dialogo piuttosto che dello scontro con Bruxelles.

Tria ha fatto notare che l’iniziativa della Commissione di riesaminare la posizione italiana fa parte delle normali procedure di sorveglianza e non è affatto in contraddizione con l’accordo trovato a dicembre 2018. Del resto, prima di essere stilato, ogni bilancio nazionale deve essere sottoposto alla valutazione delle istituzioni europee ed in particolare della Commissione, che persegue l’obiettivo di rappresentare e tutelare gli interessi dell’Unione nella sua interezza. Ciò avviene seguendo i passaggi scanditi dall’apposito ciclo di bilancio, comune a tutti i Paesi membri, che si sviluppa nel corso del semestre europeo, in modo tale che le politiche economiche vengano elaborate nei singoli Stati nella seconda metà dell’anno, seguendo però le raccomandazioni approvate dalle istituzioni dell’UE nei precedenti sei mesi. Tale procedura è così volta a garantire ex ante la coerenza delle politiche economiche e di bilancio elaborate nei vari Paesi e favorirne un più intenso coordinamento.

Il ministro ha però spiegato che, a parere della Commissione, il quadro della finanza pubblica italiana attualmente non assicurerebbe il rispetto della parte preventiva del Patto di stabilità e crescita e pertanto la Commissione riterrebbe sufficientemente motivata l’apertura di una procedura d’infrazione. È infatti questa la conseguenza prevista dagli artt. 258-259 TFUE per sanzionare gli Stati membri responsabili della violazione di obblighi derivanti dal diritto dell’Unione (in questo caso il Patto di stabilità e crescita). Poiché però si tratta di deficit e debito pubblico, l’eventuale proposta della Commissione dovrebbe poi essere approvata dal Consiglio Europeo in sede di Ecofin, ovvero dai Ministri delle finanze dei singoli Stati membri: la palla passa allora al Consiglio, che proprio oggi ha iniziato la propria sessione mensile di lavori.

Tria ha comunque assicurato che l’Italia avrà un atteggiamento costruttivo all’Ecofin, ribadendo agli alleati europei le ragioni già espresse dai principali portavoce del governo. Peraltro, il MEF ha preso atto dell’esito negativo della valutazione della Commissione, ma continua a confermare l’impegno a rispettare i vincoli di bilancio anche per il 2019, stimando un peggioramento del saldo strutturale pari soltanto allo 0,1%, per cui l’aggiustamento necessario dovrebbe essere al massimo di 0,25 punti percentuali. Di conseguenza, lo scostamento per il 2019 non sarebbe significativo, mentre più difficile potrebbe essere la trattativa per l’anno venturo. Per il 2020, infatti, la divergenza principale riguarda l’utilizzo delle clausole di salvaguardia, che si renderebbero necessarie qualora Roma non riuscisse ad elaborare delle proposte alternative per neutralizzarle, nonostante la maggioranza parlamentare ed il governo abbiano già fatto sapere di non avere alcuna intenzione di applicarle.


Francesco Gagliardi


Fonte immagine: ilpost.it