Editoriale

Trenta anni fa il Meridione sussultò [ASCOLTA AUDIO ORIGINALE DEL TERREMOTO]

AVELLINO – 23 novembre 1980, ore 19:34: 90 secondi di paura, 6,9 gradi Richter, 679 comuni distrutti, 3.000 morti, 8.848 feriti, 280.000 sfollati!
Possono sembrare numeri di una guerra o di un bombardamento, ma non è niente di tutto ciò.
A provocare tale immane strage fu il secondo terremoto più forte della storia d’Italia dopo quello di Reggio Calabria e Messina che superò i 7 gradi.
Siamo in Irpinia e in Basilicata, era una domenica sera, fredda, d’autunno inoltrato di trent’anni fa; molta gente era in casa, pochi in strada, mentre a Balvano, in provincia di Potenza, la chiesa era gremita per la prima comunione dei bambini.
All’improvviso si sentì un boato terribile, interminabile che fece crollare tutto, edifici e speranze, e soprattutto spezzò vite umane.[MORE]
La chiesa di Balvano crollò, seppellendo 66 bambini che erano lì per condividere un giorno gioioso.
Ma anche Sant'Angelo dei Lombardi, Lioni, Torella dei Lombardi, Conza della Campania, Teora, Laviano, Calabritto e Senerchia vennero quasi rase al suolo.
Crollarono edifici a Potenza, ad Avellino, a Benevento, a Melfi e a Rionero, perfino nel centro storico di Napoli ci furono dei sussulti.
La scossa durò un minuto e mezzo e fu così forte che si avvertì in tutto il Centro-Sud, da Reggio Calabria a L’Aquila, facendo oscillare anche i palazzi di Roma.
Era l’inferno che, partendo dalle viscere della terra, si manifestava agli uomini impotenti di fronte a tale impeto distruttivo.
Lacrime e disperazione scesero come una nebbia su un’intera popolazione la quale si infittì nei giorni e nelle settimane successive per l’assenza, ancora una volta, dello Stato che non mandò i soccorsi con tempestività e i cittadini furono costretti a scavare a mani nude nelle macerie per salvare chi ancora era in vita.
Una radio locale di Avellino registrò la “voce del terremoto” casualmente, mentre stava componendo un mix di stacchi musicali su nastri da mandare in onda. [VIDEO]
Una voce da ascoltare con rispetto, quel rispetto che l’uomo deve avere sempre per la Natura.
 

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