Cronaca
Tre arresti dei carabinieri a Cerignola per estorsione con l’aggravante del metodo mafioso
FOGGIA, 26 SETTEMBRE - Due persone già note alle autorità di polizia, sono state tratte in arresto dai carabinieri del Comando provinciale di Foggia con l’accusa di ‘estorsione con l’aggravante del metodo mafioso’ ai danni di un imprenditore cerignolano.
L’indagine è stata coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Bari, con il supporto dello squadrone eliporto Cacciatori di Puglia, della Compagnia di Cerignola e dell’elicottero del 6° nucleo Elicotteri di Bari.
I due presunti estorsori, sarebbero ritenuti esponenti del clan ‘Taddone’ di Cerignola, arrestati dai carabinieri con le accuse, a vario titolo, di rapina, estorsione, auto-riciclaggio e violenza privata, commessi tutti con metodi mafiosi.
Alle prime luci dell’alba di questa mattina, i militari coadiuvati dai Cacciatori di Puglia hanno accerchiato il quartiere San Samuele, base logistica del sodalizio criminale. Gli arrestati rende noto Agi, sono Stefano Ditommaso, 49 anni, ritenuto al vertice del clan e il nipote Antonio Rubbio di 28 anni.
Un'altra persona risulta ancora ricercata.
A seguito della denuncia dell’imprenditore di Cerignola al quale, nel dicembre 2015 gli era stata sottratta con violenza un’automobile di ragguardevole valore, la direzione distrettuale antimafia ha fatto partire le indagini.
In pieno giorno, in prossimità di un negozio di parrucchiere, la vittima venne sequestrata da un gruppo di quattro individui armati e costretta a salire sulla propria auto, ma poco dopo, riuscì a scappare gettandosi dall'auto in corsa.
Nei mesi successivi l'imprenditore fu avvicinato dal Ditommaso che dopo avergli ricordato la rapina subita, gli intimò che per stare tranquillo avrebbe dovuto assumere, nella sua azienda, un suo amico che stava per uscire dal carcere.
Al diniego della proposta nel giugno del 2016 Ditommaso e un'altra persona si recarono in un salone di bellezza dove, davanti a numerose persone, a volto scoperto, minacciarono l'imprenditore, puntandogli contro una pistola, pretendendo di sapere chi gli avesse riferito che fossero loro i responsabili della rapina.
Per questi reati la Dda di Bari ha contestato agli indagati l'aggravante dell'aver agito col metodo mafioso: Ditommaso, è riconosciuto a capo dell'omonimo clan, già condannato per associazione per delinquere di tipo mafioso nell'ambito del processo "Halloween".
Luigi Palumbo
Fonte immagine il corriere.net