Cronaca

Trattativa Stato-Mafia, Riina conferma: «Io non ho cercato nessuno, erano loro che cercavano me»

PALERMO, 1 LUGLIO 2013 - Totò Riina, il boss di Cosa Nostra, è colui che allo Stato ha dichiarato guerra dando vita ad un nuovo periodo sanguinario che portò alle famose stragi di Capaci e Via D’Amelio. Sono passati poco più di vent’anni e ancora oggi queste stesse stragi rappresentano una delle pagine più oscure e tristi del nostro Paese. Pagine difficili da schiarire e che si infittiscono, oggi, di nuove dichiarazioni e di altrettanti misteri.[MORE]

Sì, perché dalla relazione di servizio stilata da due agenti del Gom (il gruppo speciale della polizia penitenziaria impegnata nella gestione dei detenuti ritenuti eccellenti), emerge che, lo scorso 31 maggio durante la pausa di un’udienza del processo sulla trattativa Stato-mafia, alla quale il boss corleonese partecipava in teleconferenza dal carcere milanese di Opera, Riina si sia abbandonato con le stesse guardie carcerarie a delle confessioni che non farebbero altro che confermare la trattativa.

«Io non ho cercato nessuno, erano loro che cercavano me». Questa una delle diverse frasi che il boss avrebbe pronunciato e che adesso i magistrati della Procura di Palermo, Nino Di Matteo, Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia, che si occupano del processo, esamineranno. Riina, inoltre, ad esplicita domanda rivoltagli da un agente del penitenziario sul celebre quanto misterioso bacio con Andreotti avrebbe risposto: «Appuntato, lei mi vede che possa baciare Andreotti? Le posso dire – avrebbe aggiunto il boss – che ero un galantuomo e che io sono stato dell’area andreottiana da sempre».

Ma è sempre sulla trattativa Stato-mafia che potrebbero emergere, dalle parole di Totò Riina, utili particolari. Il boss, infatti, avrebbe parlato anche del famoso papello, ovvero la lista avanzata da Cosa Nostra allo Stato, e della non più ritrovata agenda rossa del giudice Borsellino: «di questo papello non ne so niente. Il pentito Giovanni Brusca – si legge sempre nella relazione stilata dai funzionari del Gom – il primo a parlare del papello non ha fatto tutto da solo, c’è la mano dei servizi segreti. La stessa cosa vale anche per l’agenda rossa. Ha visto cosa hanno fatto? Perché non vanno da quello che aveva in mano la borsa e si fanno consegnare l’agenda. In via D’Amelio c’erano i servizi segreti».

Al momento i magistrati hanno soltanto ascoltato gli agenti della polizia penitenziaria per aver ulteriore conferma su quanto riportato nella loro relazione. Non è stato invece ascoltato a tal proposito lo stesso Riina. Le sue parole se dovessero essere confermate aprirebbero nuovi scenari per il processo, considerato che il boss ha sempre smentito l’esistenza di qualunque trattativa. Anzi, il Capo dei Capi, che non è ritenuto un collaboratore di giustizia, si è dimostrato in tutti gli anni di reclusione refrattario a qualunque genere di collaborazione.

(Immagine da lettera43.it)

Giovanni Maria Elia