Cronaca

Tratta esseri umani: in Italia sospettati e incriminati in 324

ROMA, 27 LUGLIO - Benche' il loro numero, in base alle evidenze sul campo, sia ben maggiore, in Italia gli adulti sospettati o incriminati per reati connessi alla tratta o allo sfruttamento degli esseri umani sono 324, in maggioranza uomini e di origine romena (89), nigeriana (85) e italiani (47). Lo riporta il dossier di Save the Children "Piccoli Schiavi Invisibili -2017" che approfondisce i dati e i profili delle vittime e degli sfruttatori o offender in vista della Giornata Internazionale Contro la Tratta di Esseri Umani. [MORE]

Viene segnalato che ad esempio la Corte d'Appello di Palermo segnala un allarme per il raddoppio tra 2015 e 2016 dei casi legati a riduzione e mantenimento in schiavitu' e un numero triplicato di casi legati alla tratta, mentre a Catania i soggetti legati al reato di tratta sono passati addirittura da 1 a 48 nello stesso periodo. Tratta e sfruttamento nel nostro Paese hanno purtroppo anche finito per coinvolgere attivamente quasi 15.000 minori, spesso gia' vittime loro stessi, in attivita' come spaccio e prostituzione. Questi ultimi, hanno in 1 caso su 2 tra i 16 e i 17 anni e sono in maggioranza italiani (10.990, comprese 1.167 minori femmine), originari di alcuni Paesi dell'Africa (1.551, di cui 73 femmine), ma anche romeni (747 maschi di cui 156 femmine). Per quanto riguarda lo sfruttamento lavorativo dei minori, sia italiani che stranieri, le segnalazioni raccolte dagli Ispettorati del Lavoro sono cresciute da 172 a 236 tra il 2014 e il 2016. In questo contesto, le regioni con il maggior numero di segnalazioni sono state la Lombardia (83), Puglia (49) ed Emilia Romagna (28), territori in cui i minori vengono sfruttati in settori come alloggio e ristorazione (93 casi), commercio (32), agricoltura (27) o manifattura (27).

Se le reti della tratta e sfruttamento dei minori sono ramificate in tutto il Paese, e nel caso della filiera criminale nigeriana e romena, o dei facilitatori e 'passeurs', si estendono anche a livello internazionale, ci sono alcuni territori in Italia che destano particolare preoccupazione per la crescente esposizione di bambini e adolescenti a rischi gravissimi. In Calabria, ad esempio, cio' e' determinato da un numero di sbarchi sempre maggiore, 385 quelli registrati da gennaio 2016 a giugno 2017, con un numero elevato di minori non accompagnati, ben 7.617 (15,5% del totale), che ha messo in evidenza la grave inadeguatezza di alcune strutture di prima accoglienza e le carenze del sistema di protezione. Un elemento che trova riscontro anche nelle chiamate ricevute dalla Helpline Minori Migranti di Save the Children il 30% delle quali erano relative a richieste d'aiuto per l'inadeguatezza delle strutture di accoglienza calabresi.

A Roma, oltre allo sfruttamento lavorativo, in attivita' illegali, e allo sfruttamento sessuale che continua a coinvolgere i minori non accompagnati egiziani, si registra una diminuzione progressiva dell'eta', fino a 14 o 13 anni, delle minori nigeriane e rumene costrette a prostituirsi e dei minori "in transito", in particolare eritrei, particolarmente vulnerabili perche' fuori dal sistema formale di protezione. E i minori diretti in altri paesi sono esposti al rischio continuo di violenze, sfruttamento e ricatti da parte di facilitatori, passeurs o adulti che approfittano della loro vulnerabilita' anche nella zona di frontiera a Ventimiglia, dove, a seconda dei periodi, stazionano in decine o centinaia, per tentare, in molti casi ripetutamente, di raggiungere la Francia (3.000 quelli passati presso la Chiesa di Sant'Antonio alle Gianchette solo nel 2016).


Il dossier dice anche che la procedura di ricollocamento in altri Paesi europei, che nel caso dei minori non accompagnati su un bacino potenziale di circa 1.000 beneficiari in Italia e' stata finora applicata a pochissimi casi, sarebbe l'unico strumento sicuro e legale per garantire protezione e rispetto del superiore interesse dei minori sancito dal diritto internazionale.

Una possibilita' che forse avrebbe potuto evitare che il tentativo di attraversare clandestinamente la frontiera potesse costare l'anno scorso la vita a Milet Tasfemarian, la 16enne eritrea travolta e uccisa sull'autostrada a Ventimiglia da un tir, o ad Abiel Temesgem, il minore eritreo di 17 anni morto lo scorso novembre a Bolzano, nel tentativo di saltare su un treno merci in corsa diretto alla frontiera del Brennero per raggiungere suo fratello a Francoforte. In precedenza Abiel era stato respinto alla frontiera con la Svizzera e, tornato a Roma, aveva cercato invano di accedere alla procedura di ricollocamento.

"La lotta ai trafficanti e agli sfruttatori dei minori deve essere ferma e inflessibile, a partire dai Paesi di origine e di transito dei tanti bambini e adolescenti soli che raggiungono poi anche il nostro Paese e l'Europa, e invece della sicurezza e di una opportunita' di futuro si ritrovano di nuovo nelle mani di chi e' pronto a sfruttarli e ad approfittare di loro", dichiara Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children. "Le evidenze ci dicono anche, purtroppo, che c'e' una vera e propria filiera criminale sempre piu' organizzata, che adesca all'origine i minori e li sposta attraverso i confini, dove quasi tutti, e soprattutto tutte, subiscono violenze di ogni tipo, prima di arrivare in Italia dove il sistema di accoglienza e protezione, e quello di contrasto alla tratta e allo sfruttamento, non riescono ancora a intervenire efficacemente per strapparli alle mani dei loro aguzzini e dei "clienti" che abusano di loro sia nello sfruttamento sessuale che lavorativo". (Agi)