Politica
Tragedia Mediterraneo, si teme l'ecatombe; Renzi: «intervento decisivo da parte dell'Europa»
PALERMO, 20 APRILE 2015 – Per tutta la notte, le autorità preposte hanno continuato le ricerche nel Canale di Sicilia, dopo la tragedia avvenuta nella giornata di ieri del barcone di migranti rovesciato; il bilancio rimane ancora di 24 morti e 28 sopravvissuti, ma si teme l'ecatombe: secondo quando riportato da un sopravvissuto, pare che sulla piccola imbarcazione erano presenti circa 950 persone, fra cui 50 bambini e circa 200 donne, cifre che renderebbero la tragedia la peggiore mai avvenuta nel Mediterraneo.
Le reazioni della politica
Il generale dell'ONU Ban Ki-Moon ha sollecitato la comunità internazionale a farsi carico della protezione dei rifugiati, mentre il premier Matteo Renzi, in una conferenza stampa di ieri, ha reclamato in maniera decisa un decisivo intervento da parte dell'Unione Europea sulla questione dei migranti: “Stiamo parlando della difesa della dignità dell'uomo nel momento in cui combattiamo i trafficanti di uomini”, ha dichiarato il premier. Previsto per oggi un consiglio Affari Esteri in programma in Lussemburgo, dove si riuniranno i ministri degli esteri dell'Unione Europea per discutere del caso. Il capo della diplomazia europea Federica Mogherini ha precisato che oggi presenterà una “serie di proposte per la Libia, una delle principali rotte del traffico illegale di migranti”.
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Sulla stessa posizione anche Matteo Renzi, che esclude un intervento militare in Libia – possibilità paventata nelle dichiarazioni di ieri da parte di alcuni parlamentari –, bensì la lotta è contro gli scafisti e “il traffico di esseri umani”. “All'Europa chiediamo di affrontare il tema della Libia in maniera più seria rispetto al passato; bisogna risolvere alla radice il problema della Libia. Riguardo la lotta agli scafisti, ci vogliono accordi internazionali, e accordi soprattutto con il governo libico, che a oggi è diviso”.
Nel frattempo, sgominata rete di trafficanti
Nel frattempo, a Palermo, è stata sgominata una rete criminale che intrecciava affari con gli scafisti e cittadini eritrei, etiopi, ivoriani e ghanesi, i quali favorivano l'immigrazione clandestina dei loro connazionali, garantendosi lauti guadagni. Tra di loro anche due personaggi noti agli inquirenti: Ermias Ghermay, etiope, e Medhane Yehdego Redae, eritreo, ritenuti tra i più importanti trafficanti che operano sulla cosiddetta “rotta libica”. La rete comprende numerosi eritrei che vivono in Italia, in particolare nelle province di Palermo, Agrigento, Catania e Milano, e gestiva le fughe dei migranti dai centri di accoglienza, garantendo supporto logistico per restare clandestini in Italia, oltre al supporto per un successivo espatrio, sempre in maniera illegale, verso paesi come Norvegia, Svezia e Germania. Le cifre incassate si attestavano intorno alle centinaia di migliaia di euro.
Foto: aostasera.it
Dino Buonaiuto