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Torna a splendere il monumento a Garibaldi sull'Imperatrice di Sanremo ma è polemica sull'Inno
SANREMO, 31 OTTOBRE 2011 - Forse è il più bel monumento a Giuseppe Garibaldi che esista in Italia: è uno dei pochi, infatti, a non presentarci l’Eroe dei Due Mondi in una scontata veste marziale e militaresca, bensì in una posa pensosa mentre guarda verso il mare, scrutando l’orizzonte, quasi a ritornare alla mente a quegli esaltanti momenti del 1860 in cui la spedizione dei mille, salpata da Genova- Quarto, si dirigeva verso lo Stato borbonico per liberarlo ed unirlo al costituendo Regno d’Italia.[MORE]
Forse quello sguardo del Padre della Patria verso remoti lidi nasconde pure il ricordo di quel lontano 1824 quando un ancora minorenne Giuseppe Garibaldi si imbarcò come mozzo proprio nel porto di Sanremo sul brigantino Costanza di Capitan Angelo Pesante diretto ad Odessa e Nikolayiev sul Mar Nero e sul Mar d’Azov per imbarcare granaglie ucraine. Fu così che a cent’anni dalla nascita del Padre della Patria la città di Sanremo commissionò al casalese Leonardo Bistolfi, genio della scultura simbolista, l’impressionante monumento bronzeo dalla straordinaria altezza di sette metri, da collocare sul colmo dell’Imperatrice, la maggiore tra le Passeggiate a Mare cittadine.
Correva l’anno 1907 ed il monumento, vero e proprio capolavoro della scultura simbolista europea costituito dalla statua di Garibaldi vera e propria e da un basamento con i quattro bassorilievi rimembranti le maggiori sue imprese, fu solennemente inaugurato l’anno successivo. Il poeta ligure Angiolo Silvio Novaro tenne l’orazione ufficiale. In occasione del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia il Comune di Sanremo, la Sovrintendenza per i beni artistici della Liguria e la Presidenza del Consiglio dei Ministri hanno pensato bene di restaurarlo giacché ormai sfregiato, dopo centotre anni, dallo smog proveniente dalla vicina Via Aurelia. A restauro concluso, l’ultimo Venerdì di Ottobre, il monumento è stato inaugurato alla presenza del Sindaco di Sanremo Maurizio Zoccarato, dell’intellettuale Caterina Olcese, nota storica dell’arte e direttrice dei lavori di restauro, e dell’Assessore della Regione Liguria Gabriele Cascino che, su gentile invito del Sindaco matuziano, ha tenuto una breve prolusione indicando nel “recupero dei più intimi e peculiari valori nazionali di solidarietà, fratellanza, ingegnosità ed intraprendenza giacché nonostante tutto siamo un grande popolo e rimaniamo la terza economia di Eurolandia ” la strada per far uscire l’Italia dalla grave crisi che attualmente sta attraversando. “ Come Giuseppe Garibaldi contribuì centocinquantanni fa, insieme a tantissimi altri, a far riscoprire a tutti gli italiani le ragioni dello stare insieme, così oggi i suoi compatrioti e discendenti sono chiamati a fare fronte comune tutti insieme per uscire dalla grave crisi economica che sta flagellando l’Italia e l’Europa” ha infine aggiunto l’Assessore regionale. In ultimo gli studenti della scuola media statale Pascoli-Calvino di Sanremo, diretti dalla maestra Anna Maria Blangetti, hanno cantato l’Inno di Mameli, cioè il Canto degli Italiani, declinandolo in dialetto sanremasco.
La scelta vernacolare ha fatto storcere il naso a molti giacché l’impressione è stata quella della profanazione di qualcosa di sacro, quasi che l’Italia nell’anno del suo centocinquantesimo anniversario si vergognasse di se stessa, del suo inno e della sua lingua. Tra gli alunni della media Pascoli-Calvini si annoverano i figli di parecchi immigrati, sia comunitari, romeni per lo più, che extra-comunitari“. Da noi l’inno nazionale viene sempre cantato in lingua romena, pure in Transilvania dove molti sono i romeni d’origine ungherese o tedesca è vietatissimo cantarlo nei dialetti locali perché l’inno è il simbolo della Romania. Come mai da voi non è così?” ci narra per esempio un’adolescente romena originaria di una cittadina vicino alla capitale Bucarest.
Sergio Bagnoli