Cultura e Spettacolo
Tomaso Binga a Napoli
NAPOLI, 06 MARZO 2012- Che cosa ha da offrire oggi la dimensione femminile? Il dialogo tra i generi ha compiuto davvero passi avanti o si è arrestato, sepolto da comodi stereotipi? In che misura l’arte può e deve essere donna? Con la sagacia e l’ironia che l’hanno sempre contraddistinta sarà Tomaso Binga, al secolo Bianca Menna, a rispondere a queste domande, coinvolgendo un pubblico quanto mai eterogeneo nella performance “SOGNO un MONDO che È maschile trasformarsi al FEMMINILE”, in programma l’8 marzo alle 17 presso il Museo “‘900 a Napoli” a Castel Sant’Elmo. L'incontro è promosso dalla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio storico, artistico, etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Napoli e dal Servizio Arte e Architettura Contemporanee della Direzione Generale PaBAAC. Angela Tecce, Stefania Zuliani e Simonetta Lux metteranno in campo le proprie riflessioni in quella che sarà una sorta di rappresentazione aperta, a cui potranno contribuire tutti coloro che vorranno manifestare la propria opinione sul ruolo dell’arte oggi e sul contributo che il gentil sesso è in grado di assicurare. [MORE]
Binga infatti sa infondere nuova linfa nella scelta di campo più coraggiosa del femminismo, quella che distrugge pregiudizi e falsità per aprire la strada al libero confronto. L’adozione di un nome maschile con cui è ormai universalmente conosciuta risponde del resto alla necessità di smantellare la visione monolitica dell’artista prevalsa troppo a lungo: chi attua ciò che è artistico è prima di ogni cosa una persona che ha il felice privilegio di appartenere al mondo, perché al mondo si rivolge.
Ecco allora che la performer salernitana difende le prerogative della femminilità, la sua capacità di cogliere ciò che agli altri sfugge, ma senza cadere nelle trappole di un sessismo sterile e facendosi portavoce di una sensibilità alternativa, in cui il linguaggio smaschera, inchioda, esorcizza, rivela, consola. Nel lungo itinerario che l’ha vista interprete accorta dei mutamenti sociali dagli anni Settanta ai giorni nostri, Binga non si è preclusa nessuna forma espressiva, dai disegni al polistirolo, alla scultura. Il cuore della sua riflessione è però nella scrittura, dove la musicalità e gli effetti sonori sono sì divertenti stoccate alla stupidità, ma anche momenti preziosi in cui le parole sono finalmente restituite a se stesse. Attraverso il capovolgimento scherzoso, l’allusione colta, ma esilarante, i vocaboli riassumono quell’essenza che il grigiore aveva coperto. E il mondo al femminile vagheggiato nell’incontro è un mondo che libera la sua (poliversa) identità. Gemma Criscuoli
(notizia segnalata da gemma criscuoli)