Estero
Tirana come Tunisi: si teme la Guerra Civile
Degenera in violenti scontri con la polizia la manifestazione organizzata questi giorni a Tirana, completamente blindata, davanti alla sede del governo albanese. Sono almeno tre i morti, secondo un primo bilancio, e 55 feriti: 30 tra i manifestanti e 25 tra le forze dell'ordine. Sono state oltre 20mila le persone che hanno aderito alla protesta contro il premier Sali Berisha a Tirana, accusato di corruzione e abuso di potere.[MORE] “Ai sassi e agli oggetti scagliati dai dimostranti le forze dell'ordine sono intervenuta con il lancio di gas lacrimogeni per disperdere la folla”, conferma il dottor Sami Koceku, capo del pronto soccorso dell'Ospedale militare di Tirana. L’Albania vive una profonda crisi politica da oltre un anno e mezzo ed il partito socialista, all'opposizione, chiede con forza il ritorno alle urne dopo le dimissioni di Ilir Meta, numero due del governo di Sali Berisha coinvolto in uno scandalo di corruzione. Un video trasmesso da una Tv privata lo avrebbe inchiodato mentre suggeriva di annullare una gara d'appalto per una centrale idroelettrica, in cambio di una tangente di 700mila euro promessa dall'azienda da favorire. “Sabato per noi è un giorno di lutto, in segno di rispetto per le vittime, domenica scenderemo di nuovo in piazza”, ha affermato in serata Edi Rama, leader socialista e attuale sindaco di Tirana. “Sarò in prima fila, a guida delle manifestazioni, per dimostrare che anche il regime più barbaro potrà essere abbattuto senza violenza”. Rama accusa apertamente il governo delle provocazioni nei confronti dei manifestanti che hanno poi portato alla loro uccisione, chiedendo alla Procura di garantire le prove del crimine e di ricostruire tutta la dinamica della protesta, sfociata in guerriglia. Alle ultime elezioni, circa un anno fa, Berisha aveva promesso infatti, un aumento dei posti di lavoro, una maggiore tutela delle minoranze etniche, maggiore sicurezza nelle strade nonchè aumento immediato dei salari. Malgrado gli sforzi, ed i leggeri iglioramenti, questi risultati non sono stati raggiunti. Nella confusione generale, mentre l'Europa intera scongiura lo scoppio di una Guerra Civile, la stampa internazionale, non tarda a fare il parallelo con la “rivolta del pane” di Tunisi nominando l'Albania, la nuova "Tunisia dei Balcani". Disoccupazione, mancanza di un futuro per i giovani, corruzione e arroganza del potere, gli elementi che accomunano i due Paesi.