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Tim: intesa con i sindacati, evitata cassa integrazione per quasi 30mila lavoratori
ROMA, 12 GIUGNO – La lunga e pesante trattativa fra Tim e sindacati ha prodotto i suoi frutti: nella notte, al termine di una riunione fiume tenutasi presso il Ministero dello Sviluppo Economico, è stata infatti raggiunta un’intesa per evitare la cassa integrazione a 29.736 dipendenti dell’azienda di telecomunicazioni. [MORE]
Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (che il nuovo governo ha unito a quello dello Sviluppo Economico) aveva aperto le trattative per evitare di dover finanziare con risorse proprie la società amministrata da Amos Genish, la quale aveva alcune settimane fa deciso di avviare l’iter per richiedere l’accesso all’istituto di finanziamento. Nel contempo, era interesse del Dicastero e delle rappresentanze sindacali evitare che quasi 30mila dipendenti venissero sospesi dall’obbligo di eseguire le loro prestazioni lavorative, cercando di individuare una strada meno traumatica per consentire al colosso delle comunicazioni di ridurre i costi della manodopera. Tra l’altro, quando un’impresa decide di ricorrere alla procedura di CIGS deve darne preventiva comunicazione alle rappresentanze sindacali, affinché assieme a queste ultime possa avvenire la creazione di un programma congiunto per fronteggiare le conseguenze della decisione aziendale sul futuro dei lavoratori.
In seguito all’uscita dei Francesi di Vivendi dal gruppo Telecom Italia, la società ha infatti deciso di portare avanti un progetto di riorganizzazione aziendale, “nella necessità di salvaguardare gli obiettivi industriali unitamente alle esigenze di sostenibilità economica ed organizzativa dei livelli occupazionali”, secondo quanto affermato in un comunicato diffuso a metà maggio scorso.
L’intesa raggiunta stanotte presso il MISE è servita appunto ad evitare la necessità di accedere all’ammortizzatore della CIGS ed individuare quelle strade alternative ricercate dai sindacati, che si erano opposti a gran voce all’iniziativa unilaterale dell’azienda, invitando peraltro il governo ad intervenire attivamente nella vicenda considerando anche che la Cassa Depositi e Prestiti, controllata dal Ministero dell’Economia, risulta tuttora tra gli azionisti di minoranza del gruppo delle telecomunicazioni.
Tutte le organizzazioni di categoria (Uilcom-Uil, Fistel-Cisl, Slc-Cgil e Ugl) hanno manifestato assenso all’accordo in questione, nel quale si prevede innanzitutto che la richiesta di CIGS per 12 mesi a rotazione venga tramutata in contratti di solidarietà difensiva, in base alla disciplina che fu introdotta dalla riforma operata per mezzo del cd. Jobs Act tra il 2014 e il 2015. Vi sarà dunque una riduzione dell’orario di lavoro (comunque non superiore al 60%), che verrà distribuita dall’azienda stessa tra i dipendenti, i quali percepiranno un’integrazione salariale da parte del Ministero nella misura dell’80% della retribuzione conseguentemente persa. Inoltre, l’accordo prevede che venga evitato il licenziamento per i 4.500 esuberi strutturali già individuati da Tim e che saranno coperti dalla previsione di strumenti volontari di uscita, come i prepensionamenti disciplinati dalla legge Fornero. Si tratta, in particolare, dei meccanismi di isopensione che consentono un anticipo dell’età pensionabile sino ad un massimo di 4 anni a patto che l’azienda esodante corrisponda ai lavoratori un assegno (interamente a proprio carico) di importo equivalente al vero e proprio trattamento pensionistico, per l’intero periodo di esodo e sino al perfezionamento dei requisiti per il pensionamento. Azienda e sindacati si sono, infine, impegnati ad aprire a settembre 2018 un ulteriore tavolo di confronto sulla contrattazione di secondo livello, con la prospettiva di redisciplinare (in deroga al CCNL) i livelli di inquadramento, il part time, le dinamiche più specifiche del lavoro “on field” e lo smartworking.
L’intesa verrà comunque ora sottoposta al referendum tra i lavoratori, non solo per stimolare la loro attenzione sulle tematiche trattate ma anche per legittimare il ricorso alla contrattazione di solidarietà; in ogni caso, sembra ormai definito l’impegno di Tim a ritirare la domanda di accesso alla CIGS e ad accogliere le istanze delle sigle sindacali, rendendosi disponibile ad accettare un compromesso utilizzando strumenti meno traumatici per il futuro dei lavoratori.
Francesco Gagliardi
Fonte immagine: ilsole24ore.com