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The Imitation Game di Morten Tyldum, il genio raccontato senza lampi di genio

THE IMITATION GAME di Morten Tyldum, la recensione. Uno straordinario Benedict Cumberbatch nei panni di Alan Turing, nonostante si faccia di tutto per ingabbiarlo nel classico - e banale - codice del genio bizzoso ed asociale.

Preparate fazzoletti e taccuini, la storia di Alan Turing è di quelle che commuovono e che non si dimenticano, per quanto a raccontarla in maniera non indimenticabile sia il regista norvegese Morten Tyldum. Eppure, l’avevano relegata nell’oblio – peggio, nella cenere: come avesse fatto il brillante matematico inglese a crittografare il codice nazista Enigma era roba che scottava, incandescente al punto che i fascicoli d’archivio vennero bruciati per ortodossia del top secret. A Manchester, nei primi anni ’50, si riaccende la prima scintilla della memoria, quando lo studioso, eroe di guerra senza che lo si sappia, viene accusato di atti osceni a causa della propria omosessualità. All’ufficiale che lo interroga, almanacca il suo “come vinsi la guerra”, ma i toni sembrano quelli di uno sconfitto. Gli riuscì più facile inventare il progenitore del computer che inventarsi una vita sociale: in fondo, più semplice smanettare d’equazioni che confrontarsi con un branco d’ottusi, o semplicemente dire I love you senza il codice dell'inibizione.

UOMO O MACCHINA? - Prendete una beautiful mind e seguitela con lo stesso occhio amorevole con cui vi soffermereste sulle imprese d’un Forrest Gump che fa le bizze di un genio ribelle; mescolate al tutto gli ingredienti del thriller storico, con la dovuta spolverata spionistica – andrà benissimo La Talpa dello scandinavo Tomas Anderson, che annoverava anche Cumberbatch nel cast. Certo, The Imitation Game è più d’una somma d’imitazioni, ma è anche una rinuncia deliberata alle sfumature dell’unicità: l’ingranaggio dai rotori ben incastrati che s’elabora con ritmo incessante e con compita diligenza, ma a cui manca forse la scintilla d’umanità che distingue il capolavoro dal meccanismo perfetto. [MORE]

Poco male, da un lato: il film non prova davvero ad esserlo, appunto; si costruisce deliberatamente a misura di spettatore, si compiace di sorprendere con le tipiche scene in cui lo scatto della mente superiore lascia di stucco gli increduli astanti, di lusingare con gli sketch del genio asociale che non stenta a capire e farsi capire, di appagare con le rivelazioni chiave al momento giusto (la spia è X; quella vecchia storia finì in Y; ecc.). La struttura in flashback supporta questa solida impalcatura, che farebbe pensare persino a vaghe assonanze con The Social Network: i solitari pionieri dell’informatica nel rondò degli intrighi (ma lì il montaggio era pazzesco, qui è meglio tacere di alcuni controcampi discutibili).

D’altro canto, pur senza mai farsi tacciare di semplicismo, pare che la pellicola si accontenti di questa sgrossatura superficiale, arrivando solo a sfiorare, nel turbinio della cronaca, i momenti di genuina poesia (come il liberatorio rogo delle carte d’ufficio), così come d’autentico affondo nelle stanze di Turing, del quale resta l’immagine d’una impenetrabile malinconia in vestaglia: chissà se è un atto di discrezione o ristrettezza d’ispirazione. Resta l’assolo di Benedict Cumberbatch, lui sì ispirato ed ispirante, contornato da figure tendenti allo stereotipo – l’ufficiale di ferro, il politico intrigante, il collega playboy, il finto buono – ed affiancato da una Keira Knightley a cui è stato chiesto di recitare il ruolo dell’inglesina di pepato garbo. E allora dritti all’applauso commosso, d’accordo; ma resta il fatto che, come insegna Alan Turing, essere dei giganti è davvero difficile. 

 DATA USCITA: 01 gennaio 2015
GENERE: Biografico, Drammatico, Thriller
ANNO: 2014
REGIA: Morten Tyldum
SCENEGGIATURA: Graham Moore
ATTORI: Benedict Cumberbatch, Keira Knightley, Charles Dance, Matthew Goode, Mark Strong, Rory Kinnear, Tuppence Middleton
FOTOGRAFIA: Óscar Faura
MONTAGGIO: William Goldenberg
MUSICHE: Alexandre Desplat
PRODUZIONE: Black Bear Pictures, Bristol Automotive
DISTRIBUZIONE: Videa
PAESE: USA
DURATA: 114 Min

 

 Antonio Maiorino