InfoOggi Cinema
THE BEAVER: un peluche contro la depressione
ROMA, 18 MAGGIO 2011. Presentato fuori concorso al Festival di Cannes e in uscita al cinema il 20 Maggio “The Beaver”. Dopo un’attesa durata oltre 16 anni, Jodie Foster torna al cinema nelle vesti di director con un film che più complicato non si poteva. L’attrice e regista non è stata mai attratta da storie semplici e per tutti, infatti, ha sempre preferito trattare crisi spirituali, solitudini e depressioni.[MORE]
La vicenda tragicomica di “The Beaver” rispetta perfettamente i canoni ricercati. Il protagonista, Walter, è un uomo di successo che, dopo una serie concatenati di fallimenti, entra in crisi fino a sprofondare in una depressione completamente inaspettata. In poco tempo si ritrova ai margini della sua professione nonché della sua famiglia, sempre più distaccato è il rapporto con moglie e con i figli; l’occasione di riscatto giunge da una personalità inventata, un pupazzo di peluche trovato nella spazzatura, in qualche modo ricollegato al precedente impiego di amministratore delegato per un’azienda di giocattoli che aveva dato inizio ai suoi stati depressivi.
L’uomo trova la chiave per relazionarsi con gli altri, animando il castoro con il braccio. Dialogando giorno e notte, con l’accento anglo-australiano, il rimedio sembra funzionare ma dopo poco tempo il pupazzo assumerà un ruolo sempre più ingombrante e pericoloso peggiorando ulteriormente lo stato di Walter. Film intenso e commovente sul male di vivere e sulla forza degli affetti, che trova nel dolente Gibson uno straordinario protagonista.
Senz’altro coraggiosa è stata la scelta di Mel Gibson, attore di film d’azione come Arma Letale e regista da Oscar con La Passione, assolutamente perfetto nel film, dimostra di poter dare ancora molto alla fabbrica del cinema hollywoodiana, apprezzato dalla critica americana, riesce a sottrarsi al ridicolo viaggiando simultaneamente sui binari del comico e del tragico, rendendo quasi reale il giocattolo animato.
La sceneggiatura, tratta dallo script di Kyle Killen, degna del migliore Dostoevskij per il viaggio introspettivo che propone, da un po’ di tempo girava sulle scrivanie dei produttori ma molti registi hanno rifiutato l’incarico e Jodie accettando ha voluto dare un’impronta più drammatica della versione iniziale.
Giuseppe Fratta