Chiesa e Società
Testimonianza di una giovane che vive la pandemia alla luce della fede e della carità
In questo difficile periodo di pandemia non mancano testimonianze di fede e speranza con cui si cerca di affrontare il Covid -19 portatore di incertezze, angoscia e sfiducia in un futuro migliore reso più resistente dalle continue varianti che incidono notevolmente sulla sua rapida diffusione. È il caso della giovane Stefania della parrocchia del Carmine di Lamezia Terme che in una breve lettera testimonia al parroco don Pino Latelli la fede, l’amore e la speranza che scaturiscono dal profondo del suo cuore per contrastare il terribile virus.
«Reverendo Don Pino, - scrive la giovane Stefania - le voglio comunicare la mia esperienza di fede in un tempo di prova durante il quale a tanti, purtroppo, è venuta meno la fede oppure si è offuscata. Cresciuta in una famiglia cattolica praticante, nel corso degli anni ho maturato una forte fede che mi ha consentito di superare ogni difficoltà con l’aiuto del Signore che mi è stato accanto e mi ha sostenuta. La fede e l’amore di Dio, soprattutto in questo tempo di difficoltà nel quale lo sconforto, la tristezza e la disperazione sono entrati nel cuore di tante persone, mi spingono a non far mancare loro la mia vicinanza e il mio amore.
Penso che in tanti manchi la consapevolezza che Dio è un Padre buono, che non abbandona i suoi figli che sono nella sofferenza e che è soprattutto in questo tempo difficile è necessario affidarsi e fidarsi di Dio per riempire il cuore di coraggio. Dobbiamo perciò abbandonarci fiduciosi all’amore del Signore con la certezza che l’abbraccio di Dio è il nostro conforto, la nostra speranza e la nostra ancora di salvezza».
Don Pino Latelli, parroco in solido della Chiesa del Carmine, dopo aver ringraziato la giovane Stefania che sta vivendo i tristi momenti della pandemia alla luce della fede, ne loda il coraggio esortandola a continuare ad agire in questa direzione.
Così si rivolge a lei. « Cara Stefania, in un tempo in cui ci siamo sentiti travolti dalla pandemia, la tua è una testimonianza che ci commuove, ci dà forza e ci conferma che i giovani, a volte ritenuti troppo vuoti e superficiali, possono intraprendere con coerenza e maturità una vita di fede.
Tu ci parli di tenere viva in questo tempo difficile - prosegue il sacerdote - la fiducia e la speranza nel Signore e ci esorti, nonostante tutto, a non dubitare mai del suo amore.
Queste tue parole mi hanno fatto immediatamente ricordare che San Paolo in alcuni versetti della lettera ai Romani sottolinea che è per l’amore di Cristo rivolto verso di noi che la nostra speranza è salda e siamo certi che nulla ci separerà dal rapporto vivificante con lui. In questo Inno all’amore di Cristo, garanzia della nostra vita presente e futura, San Paolo scrive: «Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la fame, il pericolo? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a Colui ci ha amati».
Credo fermamente che queste parole – aggiunge il parroco - dovrebbero diventare come una stella polare che guida il nostro incerto cammino in questo difficile momento: ravvivare la nostra fede spalancando il cuore all’amore del Signore e condividendo questo amore con i fratelli più deboli, più disagiati, più poveri. E amare Gesù, osservare la sua parola, significa amarsi gli uni gli altri, lavarsi i piedi gli uni gli altri come ha fatto Gesù nell’ultima Cena, mettersi cioè al servizio di tutti soprattutto degli ultimi con le parole e con i fatti.
Il Vescovo di Lamezia Terme Monsignor Giuseppe Schillaci in un recente convegno , organizzato da Migrantes Calabria, ha dichiarato : «L'invito è a prenderci per mano con il sentimento bello della compassione, di chi vede e non si gira dall'altra parte ma si coinvolge». Nell'enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco, il Presule ha sostenuto: «Ci si coinvolge quando si cammina con lo sguardo ai più piccoli, fragili e vulnerabili. Infatti, l'umanità oggi cresce nella misura in cui sa guardare chi è più piccolo». Per Monsignor Schillaci «occorre coltivare il legame fondante, che è quello con Dio, e solo questo genera il legame tra di noi, quella realtà che ci fa figli dell'unico Padre e fratelli».
Cara Stefania, cerca con forza di trasformare questo tempo di sofferenza - suggerisce il parroco - in opportunità di crescita nella fede seguendo tutti i mezzi che la Chiesa da sempre ci indica: l’ascolto e la meditazione della Parola di Dio; i sacramenti, specialmente la partecipazione quotidiana alla Eucarestia, attraverso i quali Gesù offre se stesso, il suo amore, la sua forza e la sua grazia; l’incontro con Dio nella preghiera personale e comunitaria. E non dimenticare la recita del Santo Rosario.
La tua preghiera si trasformi in amore – conclude Don Pino - offrendo a tutte le persone che incontri nel tuo cammino quotidiano, soprattutto gli ultimi, gesti di compassione, di bontà e di carità».
Lina Latelli Nucifero
Foto: Don Pino Latelli