Estero
Test di verginità in Egitto, assolto il medico
IL CAIRO, 11 MARZO 2012 - Ahmed Adel, medico militare accusato di aver praticato “test di verginità” ad alcune donne arrestate in seguito agli scontri di Piazza Tahrir del 9 marzo 2011, è stato assolto in primo grado dall'accusa di aver 'offeso il pudore' delle donne. Le testimonianze presentate dall'accusa sono state giudicate contraddittorie dal tribunale, il cui presidente ha dichiarato di “non aver subito pressioni” e di aver deciso la sentenza “secondo ciò che è emerso dai documenti e sulla mia coscienza”, nonostante negli scorsi mesi un tribunale amministrativo abbia vietato la pratica di quei test nel Paese.
Il medico era stato accusato da una delle vittime, la ventiduenne Samira Ibrahim, la quale aveva denunciato le violenze e le pratiche che lei e altre 16 detenute erano state costrette a subire all'interno del carcere militare nel quale erano state rinchiuse per quattro giorni dopo gli scontri di Piazza Tahrir. Le donne avevano denunciato di essere state torturate con scariche elettriche, di essere state obbligate a denudarsi davanti ai soldati e di aver subito forzatamente “test di verginità”, i quali avrebbero potuto far incriminare le donne non vergini per prostituzione. Test giudicati da diverse organizzazioni umanitarie – tra cui Amnesty International, in prima linea nella difesa delle vittime e nella denuncia di queste pratiche subite dalle detenute – una forma di tortura e di violenza sessuale. Un anno fa, in seguito alle denunce di Amnesty, un portavoce militare aveva confermato all'associazione umanitaria l'utilizzo di questa pratica, giustificandola con la «necessità di evitare ai militari intervenuti eventuali accuse di aver stuprato le giovani arrestate».[MORE]
Alla notizia dell'assoluzione del medico – riportano le agenzie – decine di persone hanno manifestato all'esterno del tribunale contro la decisione del giudice, mentre in aula Samira Ibrahim, presente insieme ad altri attivisti, è scoppiata in lacrime gridando «Abbasso i militari».
(foto Agi)
Serena Casu