Terrorismo: Polpost scopre minorenne "mago" propaganda Isis su web
Cronaca Lazio Roma

Terrorismo: Polpost scopre minorenne "mago" propaganda Isis su web

domenica 30 dicembre, 2018

ROMA, 30 DICEMBRE - (di Enzo Castellano) Minorenne ma dalle grandi capacita' in fatto di web e di controllo delle tecnologie informatiche. Una sorta di "mago" di Internet che faceva proselitismo jahadista diffondendo i messaggi e le idee dell'Isis. Capace di dare a lungo filo da torcere agli specialisti della Polizia Postale e delle Comunicazioni, che alla fine pero' sono riusciti a risalire il 'filo di Arianna' del web che li ha portati fino a lui: un italiano di seconda generazione di origine algerina. Era stata addirittura attivata una intera operazione investigativa, denominata 'Ansar', per individuarlo. Ricorrendo anche a profili sotto copertura creati ad hoc e gestiti dagli operatori, con l'affiancamento dei mediatori linguistici e culturali, e ad account fittizi che nel tempo si sono accreditati all'interno dei canali e gruppi frequentati dagli internauti sostenitori dello Stato Islamico, e cosi' attirare nella trappola il sospettato di turno. Inchiesta complicata, perche' nella vita reale il ragazzo non frequentava la moschea, ne' ambienti contigui all'estremismo islamico. Anche il contesto familiare, sebbene musulmano, risultava di impostazione musulmana, ma non integralista. C'e' anche questo nel bilancio 2018 della Polizia Postale e delle Comunicazioni, un anno in cui ancor piu' la continua evoluzione tecnologica ha influenzato ogni azione del nostro vivere quotidiano, e l'impegno e' stato quindi costantemente indirizzato alla prevenzione e al contrasto della criminalita' informatica in generale, con particolare riferimento ai reati di specifica competenza di questa Specialita' della Polizia di Stato: dalla lotta alla pedopornografia online, al cybercrime anche in chiave finanziaria e, appunto, terroristica.

Su quest'ultimo fronte, la recente direttiva del ministro dell'Interno Matteo Salvini sui comparti di specialita' ha confermato alla Polizia Postale e delle Comunicazioni, sia a livello centrale che territoriale, le competenze in materia di contrasto al fenomeno del terrorismo di matrice jihadista in rete, con particolare riferimento al monitoraggio del web, quale principale strumento di strategia mediatica del Daesh, gia' espletato da personale della Polizia Postale e delle Comunicazioni, affiancato da un qualificato, supporto di mediazione linguistica e culturale. E dunque nell'ambito della prevenzione e contrasto al terrorismo internazionale di matrice jihadista e, in particolare, ai fenomeni di radicalizzazione, la Polizia Postale e delle Comunicazioni ha svolto attivita' sia di propria iniziativa che su specifica segnalazione, per individuare i contenuti di eventuale rilevanza penale all'interno degli spazi e servizi di comunicazione online, siti o spazi web, weblog, forum, portali di social network e i cosiddetti "gruppi chiusi", anche in seguito a informazioni pervenute dai cittadini tramite il cosiddetto 'Commissariato Online'. Nel corso del 2018 l'attivita' finalizzata a contrastare il proselitismo e prevenire fenomeni di radicalizzazione ha portato a monitorare circa 36.000 spazi web e alla rimozione di diversi contenuti (250). E durante questo monitoraggio si e' anche riscontrato - viene detto nel bilancio finale della polizia Postale e delle Comunicazioni - un effettivo incremento dell'azione da parte dei maggiori fornitori di servizi Internet (Facebook, Google, Twitter, etc.) "volta alla rimozione di contenuti illeciti presenti sulle proprie piattaforme, grazie anche alla richiesta di maggiore collaborazione elaborata in numerose sedi istituzionali nell'ambito di progetti internazionali (es. EU Internet Forum), ai quali ha preso parte la Specialita'".

Il che ha innescato subito la pronta contromisura di chi vuole fare proselitismo jahidista, perche' e' stata registrato "un repentino passaggio dei fenomeni di diffusione e divulgazione dei contenuti riconducibili al radicalismo islamico su piattaforme di comunicazione social ritenute piu' sicure (Telegram, WhatsApp), in quanto garantiscono maggiore riservatezza". Inoltre, fornendo come regola ai propri utenti un grado di anonimato piu' elevato, di fatto finiscono per attrarre la quasi totalita' delle attivita' di diffusione di contenuti illeciti, o comunque di propaganda, da parte di soggetti contigui ad ambienti filo-jihadisti e agli stessi membri delle organizzazioni terroristiche.

E' emerso quindi che in concomitanza con le perdite di controllo territoriale da parte del cosiddetto Stato Islamico, si e' riscontrato "un significativo decremento dell'attivita' mediatica del Daesh, in particolare per quanto concerne la diffusione di nuovi contenuti di proselitismo nel web, sia in termini quantitativi, che qualitativi. Infatti, la polizia Postale e delle Comunicazioni ha rilevato che i pochi filmati e le info-grafiche emanati hanno "standard qualitativi palesemente inferiori a quelli precedenti", il che e' segno, verosimilmente, che "il Califfato e' in fase di riorganizzazione/trasformazione e sta ristrutturando il suo network interno e ridelineando la propria strategia". Secondo gli specialisti della lotta al crimine alimentato via web si sta passando da forme di comunicazione di massa, ben strutturate, alla diffusione di materiale autoprodotto attraverso l'utilizzo di mezzi piu' semplici, quali smartphones, ma che comunque trovano diffusione attraverso canali sommersi e forme di comunicazione compartimentate. Di qui la intensa collaborazione, durante l'attivita' preventiva e informativa, da parte della Polizia Postale e delle Comunicazioni con la Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione e le locali Digos, anche per la collaborazione specialistica in caso di necessari approfondimenti tecnici in relazione a posizioni emergenti o monitorate sul territorio nazionale. Come appunto nel caso del minorenne di origine algerina, ritenendo sempre piu' incisiva la sinergia tra i diversi comparti, sia nell'ambito del raccordo info-investigativo che di quello tecnico-operativo.

E nell'operazione Ansar, i profili sotto copertura creati ad hoc e gestiti dagli operatori, con l'affiancamento dei mediatori linguistici e culturali, e l'impiego di uno degli account fittizi che nel tempo e' stato fatto "maturare" dagli investigatori attraverso le diverse, quotidiane, attivita' di monitoraggio informativo e, dunque, accreditato tra gli internauti sostenitori dello Stato Islamico, ha permesso di arrivare alla individuazione del minorenne che attraverso la rete svolgeva un'intensa campagna di proselitismo di matrice jihadista su Telegram, istigando altri utenti a commettere delitti di terrorismo, fatti aggravati in quanto le azioni venivano compiute attraverso strumenti informatici e telematici. All'interno del canale Telegram, frequentato da circa 200 utenti e considerato tra i principali veicoli della narrativa dell'IS, venivano pubblicati messaggi testuali, immagini, video, infografiche e audio di propaganda del Daesh, tradotti in lingua italiana e rivolti in particolare ai "lupi solitari" presenti sul territorio nazionale.

La Polizia Postale ha provato a risalire all'amministratore del canale attraverso le vie ufficiali dirette ma non e' stato possibile, e quindi e' stata attivata una mirata attivita' tecnico-investigativa che ha permesso di orientare le indagini finalizzate comunque a individuarne l'amministratore. La cui identificazione e' risultata complicata perche' la persona in questione - che poi si e' scoperto essere appunto il minorenne - si e' dimostrato particolarmente abile e competente a livello informatico, poiche' utilizzava tecniche di anonimizzazione evolute (connessioni attraverso servizi di VPN e nodi TOR). Il risultato investigativo e' stato possibile raggiungerlo solo in seguito a una difficile e articolata attivita' tecnica svolta da personale del Servizio Polizia Postale anche attraverso l'utilizzo di software sviluppati ad hoc e rivelatisi di particolare efficacia. Le successive attivita' d'indagine, svolte attraverso l'attivazione di servizi di intercettazione delle comunicazioni telematiche, telefoniche e ambientali, nonché' riscontrate da servizi di diretta osservazione, hanno consentito di acquisire concreti elementi di prova a carico del minore, che e' stato quindi indagato per aver compiuto attivita' di proselitismo a favore dell'IS mediante diffusione e traduzione di contenuti di propaganda on line. Nonostante la giovane eta', il minore risultava in possesso di elevate capacita' tecnico-informatiche, padronanza linguistica non comune e approfondita conoscenza dei principali testi sacri dell'Islam, proponendosi quale punto di riferimento per tutti coloro che intendevano contribuire attivamente alla causa jihadista. L'attivita' investigativa della Polizia ha consentito di riscontrare e raccogliere elementi in ordine al percorso di autoradicalizzazione del minore, intrapreso esclusivamente in rete e sfociato in una successiva diffusione on line del proselitismo di matrice jihadista. Infatti, nella vita reale il ragazzo non frequentava la moschea, ne' ambienti contigui all'estremismo islamico. Anche il contesto familiare, sebbene musulmano, risultava di impostazione musulmana, ma non integralista.

E' stata riconosciuta la pericolosita' reale delle iniziative adottate dell'indagato, non era solo questione di "dimensione virtuale". L'intervento della Procura dei minori e della Polizia di Stato ha avviato un dedicato percorso di recupero e deradicalizzazione, reso possibile dallo "scollegamento" del giovane dalla rete del cosiddetto "cyber jihad", dove il web assurge a un ruolo fondamentale quale strumento strategico di propaganda dell'ideologia del Daesh, di reclutamento di nuovi combattenti, di finanziamento, di scambio di comunicazioni riservate nella pianificazione degli attentati e di rivendicazione degli stessi.

Nel bilancio in fatto di lotta al cyberterrorismo c'e' anche l'operazione denominata "Lupi del deserto", conclusa con l'arresto a Milano di un cittadino egiziano di 22 anni, irregolare sul territorio nazionale, per associazione con finalita' di terrorismo internazionale e istigazione e apologia per delitti di terrorismo. Le indagini, avviate nel 2017 con intercettazioni telefoniche, ambientali, telematiche e specifici servizi di osservazione e pedinamento h24. Il giovane arrestato e' un appartenente all'Isis, indottrinatosi con il materiale di propaganda di Daesh reperito on line. Gli elementi raccolti hanno evidenziato che il giovane ascoltava in continuazione, in una sorta di "brain washing", file audio di Imam radicali e della rivista "Dabiq" inneggianti all'odio per l'Occidente, alla jihad e a sostegno degli atti di martirio. Dalle intercettazioni telematiche e accertamenti tecnici svolti dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni e' emerso che il giovane e' altresi' organico anche alla macchina della propaganda dello Stato Islamico. Infatti, gestiva gruppi e canali chiusi su Telegram, nei quali venivano diffuse le notizie delle attivita' dello Stato Islamico, tramite le agenzie mediatiche del Califfato. In particolare, era in assiduo contatto con due connazionali, anch'essi radicalizzati, con i quali scambiava video e audio Jihadisti e inneggianti l'Islam radicale. Nei loro confronti il ministro dell'Interno ha emesso un decreto di espulsione dal territorio italiano.

Nel bilancio finale dell'attivita' di quest'anno della Polizia Postale e delle Comunicazioni viene quindi sottolineato che trattandosi il cyberterrorismo quale fenomeno a carattere transnazionale, sia per la natura internazionale del fenomeno, che per la stessa connaturata struttura della rete, "risulta imprescindibile l'attivazione efficiente degli strumenti della cooperazione sovranazionale, sia ordinari che "nuovi", soprattutto per la condivisione di informazioni che, collegate a situazioni peculiari interne, riescono ad apportare indiscusso valore aggiunto alle attivita' di prevenzione messe in atto dalle diverse forze di polizia nazionali".

In ambito europeo, il Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni e' il punto di contatto nazionale dell'Internet Referral Unit (IRU) di Europol, unita' specifica per ricevere dai Paesi membri le segnalazioni relative ai contenuti di propaganda jihadista diffusi in rete e di orientarne l'attivita'. Lo scambio delle informazioni tra Paesi membri viene effettuato attraverso l'utilizzo di specifiche piattaforme tecnologiche, tra cui Check-the-Web (CTW) e SIRIUS, appositamente create in ambito IRU a supporto del monitoraggio e delle indagini nell'ambito di terrorismo in Internet. (Agi)

Fonte immagine (GoNews)


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