Politica
Terremoto Pirellone, per Pisapia: "Ci vuole una grande ribellione civica"
MILANO, 13 OTTOBRE 2012 - Il sindaco di Milano, in un interista pubblicata questa mattina su 'La Repubblica', torna ad esprimersi in merito al terremoto che ha scosso la Regione Lombadia e senza mezze misure si rivolge ai suoi concittadini, "Qui ci vuole una grande ribellione civica", sottolineando, "Ho sempre pensato che non tocca al sindaco chiedere un passo indietro al presidente della Regione, ma ormai si è superato il limite, a questo punto non si può andare avanti".
Replicando a Roberto Formigoni che aveva evidenziato il fatto che non siedendosi in Consiglio regionale, non aveva alcun titolo per interferire, Pisapia afferma, "È vero, non sono consigliere regionale ma sono cittadino lombardo. E vorrei ricordare a Formigoni le decine di volte in cui, da presidente della Regione, è intervenuto pubblicamente per chiosare fatti o atti di governo che riguardano Milano. Dunque, credo di avere diritto di dire come la penso".
Entrando nel merito della questione, il sindaco di Milano osserva, "Quando ci sono, come pare evidente, elementi concreti per individuare un collegamento tra un rappresentante delle istituzioni e l'ndrangheta, quando di fronte a fatti come questo la maggioranza di governo della Regione non trova di meglio che mettere insieme un compromesso squallido e vergognoso, allora si deve dire con chiarezza che l'unica cosa da fare, ciò che il senso di responsabilità e il rispetto delle istituzioni impongono è dimettersi e restituire ai cittadini la possibilità di scegliere". [MORE]
Pisapia prosegue la sua dura presa di posizione nei confronti dei piani alti del Pirellone, evidenziando che si tratta di "tutti episodi gravissimi, a cominciare dal comportamento di Formigoni: ha detto che avrebbe dato risposte e non le ha mai date, ha detto che sarebbe andato dai magistrati a chiarire e non ci va, ha dato versioni contraddittorie. Ed è grave che così tanti dei suoi collaboratori, uomini che ha scelto e voluto nella sua squadra, siano sotto accusa per corruzione, concussione, bancarotta. Ma queste sono vicende giudiziarie. Oggi c'è qualcosa di più: l'idea che la criminalità organizzata sia in grado di penetrare fino al cuore dell'amministrazione pubblica è un colpo mortale alla credibilità delle istituzioni e causa una perdita di fiducia forse irreversibile da parte dei cittadini. Se si va avanti così, gli elettori non ci saranno più... Crescerà enormemente l'astensione, i voti andranno all'antipolitica o, peggio, a chi pensa di usare la politica per i propri scopi personali. L'abbiamo già visto". Comunque, il sindaco, non usa due mezzi e due misure, per quanto riguada il cento sinista e, nello specifico il caso Penati, affemando, "Il suo caso imbarazza l'intero centrosinistra. Per lui vale tutto ciò che ho detto per Formigoni".
Riguardo alla reazione dei milanesi, "Forse sono mancate alcune voci altisonanti, o forse i toni non sono stati abbastanza decisi. C'è purtroppo una grande assuefazione a queste situazioni di illegalità, figlie di un potere morente e della cultura berlusconiana da cui cominciamo a uscire. E c'è molta sfiducia nella possibilità di cambiamento. Ma io vedo anche tantissimi milanesi che si impegnano gratuitamente per una politica onesta", precisa Pisapia.
Poi il sindaco prosegue rispondendo ad una domanda concernente le sue soluzioni al fine di combattere la corruzione dilagante e la collusione con le congreghe mafiose, sostenendo che ciò è possibile, "Lavorando dal basso, ricostruendo una cultura della legalità, immettendo nell'amministrazione pubblica, nelle squadre di governo e nella macchina della burocrazia gli anticorpi ai virus che infettano la vita pubblica".
In merito allo stato di degrado raggiunto dalla politica negli ultimi tempi, Pisapia afferma, "La politica si salva solo se è capace di autoimporsi un rinnovamento profondo e se torna a parlare con il territorio. Guardo nella mia metà campo: non basta contrastare i governi di Pdl e Lega, bisogna preparare un'alternativa credibile, attrezzare la mobilitazione, cogliere la volontà di cambiamento. Bisogna confrontarsi non solo tra partiti, ma anche con l'associazionismo, il volontariato, la cittadinanza attiva. Coinvolgere, allargare. Solo così riusciremo a far partire la ribellione civica che avvertiamo necessaria".
(Fonte: La Repubblica)
Rosy Merola