Cronaca

Terni: no all'odio razziale, salutando David

TERNI, 18 MARZO 2015 - «Dopo tutto quello che abbiamo fatto oggi e nei giorni scorsi voglio ancora vedere quanto odio razziale è rimasto nei vostri cuori. Non lasciamo spazio alla violenza», sono le toccanti ed esemplari parole che Diego Raggi ha rivolto alla folla che ha preso parte all’ultimo saluto del fratello David, il ventisettenne ucciso lo scorso giovedì - nella piazzetta dell’Olmo - da Amine Aassoul, di origini marocchine, senza un vero movente.[MORE]

La famiglia Raggi, nonostante il dolore e la tragedia che l’ha colpita, sin dal principio ha lanciato messaggi antirazziali, una “lezione” di civiltà, culminata nella partecipazione anche di un imam del centro islamico di Terni al rito delle esequie di David, celebrate ieri pomeriggio nel Duomo cittadino gremito come non mai.

Nel solco della tolleranza s’inseriscono anche le parole del vescovo di Terni-Narni-Amelia, padre Giuseppe Piemontese. Durante l'omelia, Mons. Piemontese ha ricordato David come «un giovane generoso, amante della vita, che con la sua testimonianza, insieme a tanti giovani, contribuiva a purificare l'aria della nostra città dai virus che favoriscono violenza, insicurezza, intolleranza, razzismo».

Commentando la Prima lettura, con la storia dei due fratelli Caino e Abele (Genesi 4, 1-16), continua il presule: «Alla ricerca di colpevoli e delle cause di tante violenze, puntiamo il dito fuori da noi, dimentichiamo la solidarietà della fraternità umana, nel bene e nel male. Dimentichiamo il valore inestimabile della vita umana, di qualunque età, colore, etnia, censo sia. La globalizzazione della ragione, oscurata e spesso leggera nel rispetto della vita umana, ci porta a vivere con superficialità, salvo poi a sentirci colpiti nella carne viva quando le persone che amiamo vengono meno in maniera repentina e sotto i nostri occhi. E la rabbia esplode, e puntiamo il dito verso chi non ha impedito, non ha creato il “cordone sanitario” della tutela e della sicurezza, ecc. ecc. “Sono forse io il custode di mio fratello?”. Sì, siamo noi i custodi della vita umana, dei tanti Abele che sono sulla terra. E ciascuno, cominciando da se stesso, può alimentare scelte e sentimenti di rispetto, di legalità, di vita sobria, di equilibrio nell’uso dei beni per prevenire lo stordimento della ragione che porta inevitabilmente a risentimenti, ritorsioni e contro violenza che prima covano nel cuore e poi finiscono per alimentare la saturazione del clima rissoso». 

Domenico Carelli

(Foto: lanazione.it)