Chiesa e Società

“Tendi la mano al povero”. A Catanzaro mensa del povero

Da sempre il gesto di tendere la mano è tra i più belli e significativi. Tende la mano chi vuole andare incontro all’altro; tende la mano chi si vuole riconciliare, chiedere perdono. Tende la mano chi vuole aiutare il fratello. Domenica 15 novembre ricorre la IV Giornata Mondiale del povero.

Cosi ci ricorda il Santo Padre Francesco nel suo messaggio per la giornata: “Prendiamo tra le mani il Siracide, uno dei libri dell’Antico Testamento. Qui troviamo le parole di un maestro di saggezza vissuto circa duecento anni prima di Cristo. Egli andava in cerca della sapienza che rende gli uomini migliori e capaci di scrutare a fondo le vicende della vita. Lo faceva in un momento di dura prova per il popolo d’Israele, un tempo di dolore, lutto e miseria a causa del dominio di potenze straniere. Essendo un uomo di grande fede, radicato nelle tradizioni dei padri, il suo primo pensiero fu di rivolgersi a Dio per chiedere a Lui il dono della sapienza. E il Signore non gli fece mancare il suo aiuto”.

Tutti possiamo essere uomini migliori e lo siamo realmente se siamo uomini dal cuore aperto, generoso, attento, disponibile. La Chiesa da sempre si impegna a rispondere al grido del povero tendendo la sua mano. “Tendere la mano fa scoprire, prima di tutto a chi lo fa, che dentro di noi esiste la capacità di compiere gesti che danno senso alla vita. Quante mani tese si vedono ogni giorno! Purtroppo, accade sempre più spesso che la fretta trascina in un vortice di indifferenza, al punto che non si sa più riconoscere il tanto bene che quotidianamente viene compiuto nel silenzio e con grande generosità” (Papa Francesco, Messaggio).

Anche la Chiesa di Catanzaro-Squillace, per volontà e intuizione dell’Arcivescovo Mons. Vincenzo Bertolone, proveniente dalla Congregazione “Il Boccone del povero” del Beato Giacomo Cusmamo, vuole rispondere a questo grido e tendere la sua mano. Attingendo agli insegnamenti del Cusmano, ci ricorda il Vescovo nella sua lettere che “il povero è il nascondiglio di Cristo”. È lo stesso Cristo che, come leggiamo in Mt 25,31-46, parlando del giudizio finale afferma: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). Molti santi della carità sono stati icona vivente di questa pagina evangelica, mostrandoci come davvero, se si vive in grazia di Dio, si riconosce Cristo “nascosto” nel povero”. (Bertolone, Messaggio).

Certo, aiutare un povero, a volte può significare mettere apposto la propria coscienza. Scrive Mons. Bertolone: “Dobbiamo avere sempre la consapevolezza che i gesti di carità e di solidarietà si fanno se, prima di tutto, c’è un cuore che ama Dio. Prima della beneficenza, viene la benevolenza, prima che fare il bene viene il voler bene secondo Dio. Come il vero vino che viene dall’uva, così il vero bene viene dal cuore che dimora presso la Parola di Cristo” (Bertolone, Messaggio).

Come si traduce questo voler bene? Ecco cosa suggerisce il Presule all’intera Diocesi di Catanzaro-Squillace.

– Invito i parroci e tutti i sacerdoti a rendersi più disponibili all’ascolto dei bisogni dei più poveri; soprattutto di coloro che provano vergogna e disagio nel manifestare la propria condizione. Penso a quanto bene possano fare dei Centri di ascolto ben strutturati e organizzati secondo le esigenze del territorio, sia in presenza che attraverso i social media.

– Vi invito a consolidare o istituire, qualora non ci fosse, un gruppo di persone, accomunate dal vivo desiderio di farsi prossimi alle esigenze dei più poveri, capace di essere lievito in mezzo a tutta quanta la comunità per promuovere, organizzare e strutturare iniziative di carità, d’accordo col parroco (distribuzione di beni di prima necessità, mense domenicali, e dove possibili anche giornaliere, visita e ascolto delle famiglie in difficoltà)

. – Vi invito ancora a intercettare con estrema delicatezza i bisogni dei più poveri che variano a seconda del contesto territoriale, familiare e sociale, proponendo ai parroci, i primi responsabili e animatori della carità in mezzo al popolo di Dio, strategie di azione condivise dal Consiglio pastorale parrocchiale ed evangelicamente fondate.

– Invito i diaconi, scelti in mezzo al popolo proprio per essere segno sacramentale della carità di Cristo nella premura verso i poveri, le vedove, gli orfani e i deboli, a collaborare in prima persona nell’organizzazione delle azioni della Caritas parrocchiale.

Significativa è l’iniziativa ideata e realizzata dall’Arcivescovo con la preziosa collaborazione di alcuni sacerdoti e un gruppo nutrito di fedeli laici  i quali si impegnano ad offrire in forma stabile il loro tempo e la loro collaborazione  una lodevole iniziativa di carità – cui si aggiungeranno nel tempo altre iniziative di carattere culturale e sociale – “che spero possa diventare, – scrive Mons. Bertolone –  nella sua stabile organizzazione, un modello per tutte le parrocchie della nostra diocesi”. Si è già iniziato lo scorso 30 ottobre con la distribuzione giornaliera dei cestini, col proposito, terminata l’emergenza sanitaria che stiamo ancora affrontando, di poter accogliere nei locali, in forma stabile e quotidiana, chi necessitasse di un piatto caldo a pranzo o a cena. Chi volesse in qualche modo sostenere questa attività caritativa, può offrire il proprio contributo con una donazione. Di Seguito l’IBAN –  IT75K0103004400000000004012 e inserire come causale “Mensa dei poveri del Vescovo”.

Don Francesco Cristofaro