Economia

Telecom parlerà spagnolo: a Telefonica la maggioranza relativa. L'Italia perde un altro pezzo

MILANO, 24 SETTEMBRE 2013 – Da mesi era nell’aria l’intenzione di Telecom di apportare dei cambiamenti rilevanti nell’assetto societario. «L'accordo è in linea con gli obiettivi di rafforzamento patrimoniale ci permette di guardare con ottimismo alla distribuzione di un dividendo soddisfacente a fine anno». In questo modo, l'ad di Generali Mario Greco annuncia la raggiunta intesa tra Telecom Italia e Telefonica, il gestore spagnolo che, nel primo step, sottoscriverà un aumento di capitale per complessivi 324 milioni di euro a 1,09 euro per azione.

In sintesi, Generali, Intesa e Mediobanca hanno concluso con Telefonica un "accordo modificativo" del patto parasociale relativo a Telco che controlla il 22,4% di Telecom. Secondo quanto affermato dall'amministratore delegato di Telecom, Marco Patuano, alla vigilia dell’operazione, questa no dovrebbe comportare ripercussioni sul piano occupazionale: «Non sono intenzionato a licenziare proprio nessuno. Serve un modello sostenibile nel lungo termine, che favorisca gli investimenti e quindi regole stabili pro-competitive e pro-investimenti».

ACCORDO NEL DETTAGLIO – In base ai primi dettagli che emergono dall’intesa, Telefonica dovrebbe mantenere i diritti di voto in Telco spa, che al momento al 46,1% anche dopo i due aumenti di capitale che porteranno la quota al 70% del gruppo. Come puntualizza una nota: «I soci Telco mantengono la possibilità di vedersi attribuire le azioni di Telecom Italia, uscendo così dal patto parasociale, attraverso la scissione di Telco, che potrà essere richiesta durante una prima finestra tra il 15 ed il 30 giugno 2014 ed una seconda finestra tra il 10 ed 15 febbraio 2015». In particolare, l'operazione si svolgerà in due fasi: nel primo step si assisterà all’aumento di capitale da 324 milioni, attraverso l’emissione di azioni di classe C prive del diritto di voto, convertibili in azioni con diritto di voto a determinate condizioni. Attraverso ciò, Telco dovrebbe riuscire a reperire le risorse per rimborsare una prima parte dell’indebitamento finanziario a scadenza il prossimo novembre. Invece, i rimanenti 700 milioni saranno finanziati da Mediobanca e Intesa in parti uguali. A seguito dell’aumento, Telefonica avrà il controllo del 66% di Telco, di cui: il 46,2% con diritto di voto, Generali il 19,32%, con diritto di voto per il 30,6%, e Intesa e Mediobanca il 7,34%, entrambe, con diritto di voto pari all’11,6%. Allo stesso tempo, Telefonica acquisirà una parte del prestito Telco fino ad arrivare al 70% del totale ottenendo in cambio azioni del valore di 10,86 euro ciascuna. A questo punto, ottenuta tutta la documentazione necessaria dall’Antitrust in Brasile e Argentina, Telefonica potrà procedere ad una nuova sottoscrizione di capitale per 117 milioni di euro, sempre senza diritto di voto, convertibile poi in azioni ordinarie con diritto di voto, fino a raggiungere il 70% di Telco. Così procedendo, Telefonica potrà arrivare ad acquistare il 100% di Telco soltanto a partire dal primo gennaio del 2014. Inoltre, secondo quanto stabilisce l’accordo tra Mediobanca, Generali, Intesa Sanpaolo e Telefonico, a partire da giugno 2014 si potrebbe procedere ad una scissione Telco.

SCORPORO - Infine, in merito al tasto dolente dello scorporo, per il Commissario Antonio Preto: «In relazione a quanto riportato dalle agenzie di stampa in materia di scorporo della rete di accesso di Telecom Italia, le ipotesi per garantire la parità di accesso alla rete attraverso nuove regole, pur previste dalla recente raccomandazione della Commissione europea, sono allo stato puramente teoriche e non sono state oggetto di alcuna discussione in seno al Consiglio dell’Autorità». Per Franco Bernabè, presidente esecutivo di Telecom: «Per procedere a uno scorporo non volontario, cosa che non è prevista da alcuna indicazione normativa a livello europeo, credo che servano motivi di una gravità eccezionale che non esistono assolutamente. La dichiarazione fatta da Preto non può rispecchiare né un orientamento della commissaria né dell’AgCom».

Così, tra cessioni e fusioni, l'Italia continua a perdere alcuni pezzi (si pensi anche a quanto sta avvenendo in casa Alitalia) del suo tessuto economico.

(Fonte, Ansa, Corriere della Sera. Foto: contextolivre.blogspot.com)

Rosy Merola [MORE]