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"Tecnica mista" al Museo del Novecento: le esigenze della nostra arte
MILANO, 1° APRILE 2012 - “Tecnica Mista” è il titolo della mostra temporanea al Museo del Novecento.
L’intento che i curatori si sono posti è quello di svolgere un itinerario analitico dietro l’arte del Novecento, con appendici anche negli anni 2000, dipanando un po’ i fili di quello che sembra un intrico, a volte, di complessità irrisolvibile: l’arte contemporanea, appunto. [MORE]L’intitolazione della mostra, che nel 2006 nasce come saggio edito da Mondadori, spiega in parte una radice comune alle 13 opere presenti: l’urgenza di chiarire tempi di difficile comprensione intuitiva come i nostri si riversa nell’uso di materiali inusitati per il mondo dell’arte. Ogni tecnica è presentata all’interno del museo con un’opera fondamentale: si viene accolti, appena arrivati, dal fotomontaggio su alluminio di Ugo Rondinone (Once upon a time), per approdare alla plastica, utilizzata da Gino Marotta (Natura Modulare) e la più famosa Carla Accardi (Rossogiallonero).
Ma non solo immagine: lo spettatore è immerso in un ambiente sinestetico in grado di soddisfare tutti – o quasi – i sensi. Ha individuato bene questo punto Gabriele Devecchi con Scultura da prendere a calci, in cui lo spettatore è chiamato a manipolare la posizione dei parallelepipedi di schiuma. Anche Marta Dell’Angelo è stata, nell’ambiente della performance, grande intenditrice della curiosità del pubblico di toccare-intervenire-agire: la sua installazione si chiama, appunto, Agente-Agisce-Agito ed è costruita sull’idea di un confronto tra e nel pubblico. La scenografia è aiutata dalla presenza di sedie che suggeriscono la possibilità di usufruirne, sedersi e discutere su ciò che i diversi monitor proiettano.
Progetto superbo è quello del russo Alexander Brodsky, Coma; su di una vasca di zinco l’autore ha posizionato una miniatura in terra cruda di una città – che significativamente vuole forse essere Mosca. Sopra questo scenario, sono state inserite delle taniche che fanno colare molto lentamente gocce di olio nero sulla città sottostante: simbolo di inquinamento come di perdita di identità. Se è permesso trovare un vero gioiello tra le 13 opere, allora sicuramente è Quelli che trascurano di rileggere si condannano a leggere sempre la stessa storia di Marzia Migliora: ci si deve recare al guardaroba per intraprendere questa avventura sinestetica, perché all’interno della mostra non c’è che il segnale di un disegno molto più ampio. L’artista piemontese propone un’alternativa alla solita “barbosa” audio-guida museale: noleggiando l’apparecchio della Migliora, lo spettatore inizia un iter tra 22 opere scelte del museo, accompagnato dai giudizi di “gente non del settore”: in cuffia si sente il parere sull’opera di un astronauta, piuttosto che quello di un bambino.
Per non cadere in vani accademismi voyeuristici ed assaggiare con spontaneità un’arte difficile.
Museo del Novecento, Milano
29 marzo - 9 settembre
Silvia Gola