Teatro di Calabria, concluso l’apprezzatissimo Workshop “Perché la Tragedia?”
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Catanzaro, 21 Maggio - Si è concluso “Perché la Tragedia?”, il workshop di formazione letteraria e teatrale a cura del Teatro di Calabria, svoltosi nelle suggestive sale del museo MARCA di Catanzaro nei giorni 11,12,18 e 19 Maggio. Il corso, completamente gratuito, grazie anche alla collaborazione con la Fondazione Guglielmo ed al patrocinio della Provincia di Catanzaro, ha visto l’adesione di trentadue persone tra studenti, docenti, appassionati e amatori di teatro, attori e giornalisti. Le lezioni, seguite anche da alcuni soci dell’associazione culturale MAKROS di Petrizzi, sono state quattro di due ore ciascuna. In ognuna di esse la prima ora è stata dedicata ad un focus teorico curato dal prof. Luigi La Rosa, seguita da un’ora di studio e didattica teatrale curata dal M. Aldo Conforto, coadiuvato dagli attori Salvatore Venuto, Mariarita Albanese, Paolo Formoso, Alessandra Macchioni, Bunty Andrea Giudice e Marta Parise.
Il seminario è stato strutturato su quattro temi: "La Tragedia: dal Mito al Logos" il primo giorno, "Il Coro: l'umanità in scena" il secondo, "Il Nunzio: la Tragedia nascosta" il terzo e "TIRESIA: la cieca luce del Vero" il quarto.
Molto alto è stato il gradimento dei partecipanti che hanno potuto godere delle avvincenti e coltissime dissertazioni del prof. La Rosa e sono potuti salire personalmente sul palcoscenico per ricevere rudimenti di psicotecnica e movimento scenico, rendendosi conto, così, di quanta fatica necessita la messa in scena di un’opera così importante, di quanta passione ci voglia.
Hanno potuto, soprattutto, capire quanto è fondamentale conoscere le origini e i cardini della Tragedia greca. Importanza che possiamo così riassumere: “Per capire cos’è la tragedia greca bisogna capire cos’è la filosofia greca. Essa nasce nel VI sec a.C. da un’esigenza dello spirito e del corpo. Il modello che governa il mondo, compresa la Grecia, è quello dato dal Mito. La verità delle cose è quella che ha detto il Mito. Come ci spiega Esiodo, dal caos sono stati generati contemporaneamente dei e uomini. Gli dei sono immortali, gli uomini, invece, sono mortali e la loro esistenza dipende dalla benevolenza o dalla malevolenza degli dei. Questa impostazione tribale non si limita ad essere una verità dello spirito, della mente, ma si cala nelle istituzioni sociali. Uno comanda, il capo tribù o despota, o tiranno o re, e tutti gli altri fanno quello che lui decide. L’individuo inizia a sentirsi infelice e tormentato. Soffre una verità che gli porta continui dolori e sofferenze, sia naturali che sociali. I greci presocratici, allora, cominciano a rifiutare le spiegazioni mitologiche e a chiedersi, intanto, che cosa è la verità. Stabilito che una cosa è vera quando si afferma da sé, quando non c’è un’altra verità che la mette in discussione, iniziano ad esplorare tutto l’essere, fino al suo confine, oltre il quale c’è il nulla. É così che nasce la filosofia.
Il Mito non risponde più ai requisiti di verità, si scontra con altre verità. Si crea, quindi, la necessità di passare dalla società tribale alla polis, alla democrazia. Affinché diventi patrimonio di un popolo, bisogna diffondere questa nuova verità. E come fare? Inventano qualcosa di particolare: il teatro. Qualcosa che possa far capire a tutti che la verità è quella che sostengono i filosofi e non quella che sono abituati a credere. La Tragedia greca è, quindi, l’espressione della filosofia greca. Ha il compito di renderla fruibile a tutti.
Essa non è una generica forma artistica, ha un suo inizio, approssimativamente nel 535 a.C., ed una sua fine con l’ultimo dei grandi tragediografi, Euripide (485 a.C. – 406 a.C.). Si chiude perché ha finito la sua opera.
È fondamentale capire le tragedie greche perché i greci hanno condizionato la nostra esistenza, la loro filosofia ha aperto lo spazio per qualsiasi discussione. I grandi scontri delle ideologie, dei sistemi filosofici, di quelli religiosi sono stati possibili soltanto perché essi hanno creato il terreno su cui ogni scontro è attuabile. Non esiste nulla di più universale e attuale del Messaggio trasmesso dal patrimonio tragico greco. Attraverso la Tragedia greca, è possibile comprendere i fondamenti del pensiero occidentale, le nostre radici culturali ed etiche, l'eterna lotta tra civiltà e barbarie”.
Saverio Fontana