Cultura e Spettacolo
Teatro Arvalia: la Rassegna Ubu Rex II
ROMA, 7 MARZO - Il Teatro Arvalia – Teatro del Municipio Roma XV – ospiterà la Rassegna Ubu Rex II – “Il teatro che divora” dal prossimo 10 marzo, fino al 20 marzo.
Diversi gli interessantissimi appuntamenti previsti, nel fitto cartellone del teatro. Si darà il via alla rassegna con i primi due appuntamenti previsti per il 10 e l’11 marzo che vedranno in scena Performance – "Kataklisma", con la regia e coreografia di Elvira Frosini.[MORE] Andrà in scena anche "Dux in scatola" - “Autobiografia d’oltretomba di Mussolini Benito” - , una produzione amnesiA VivacE in collaborazione con Rialto SantAmbrogio (Finalista del Premio Scenario 2005), per la regia di Daniele Timpano. Il 12 ed il 13 marzo è la volta di "Risorgimento Pop", sempre per la regia di Daniele Timpano. E' una produzione amnesiA vivacE, Circo Bordeaux, Rialto Santambrogio, con il sostegno di “Scenari Indipendenti” - Provincia di Roma, in collaborazione con Ozu, Area 06, Centro di Documentazione Teatro Civile, con Daniele Timpano e Gaetano Ventriglia, Drammaturgia e regia Daniele Timpano, Marco Andreoli. Nella stessa data andrà in scena "Le elefantesse", una produzione teatro Forsennato, ideato e diretto da Dario Aggioli, aiuto regia di Susan El Sawi, lo stesso spettacolo verrà riproposto successivamente dal 17 al 20 marzo. Sempre dal 17 al 20 marzo andrà in scena "Penombra del primo mattino", una produzione Olivieri Ravelli Teatro, con Claudio Di Loreto, Francesca Guercio, drammaturgia e regia di Fabio Massimo Franceschelli.
Performance: La compagnia Kataklisma Teatro realizza performance e progetti site-specific. Il lavoro proposto si muove intorno al concetto di presenza: presenza fisica sulla scena, passaggio, attraversamento del luogo, presenza di chi guarda. Inevitabilmente il lavoro è sull’assenza, sull’evocazione e il riverbero della presenza. Assenza come condizione temuta eppure costantemente sperimentata. Dunque il paradosso dell’esserci, della precarietà del senso. Paradosso che si riflette specularmene nel guardare, nello spettatore che guarda e si guarda, presenza e assenza che si incrociano, ambiguamente e temporaneamente ricostruiscono senso.
Dux in scatola: Nella nostra bella Italia, tra le due guerre, fioriva in Italia uno statista meraviglioso: Benito Mussolini. Facciamo uno sforzo d’immaginazione collettiva: fate conto che sia io. Morto. Un attore – solo in scena con l’unica compagnia di un baule che viene spacciato come contenente le spoglie mortali di “Mussolini Benito”– racconta in prima persona le rocambolesche vicende del corpo del duce, da Piazzale Loreto nel ’45 alla sepoltura nel cimitero di San Cassiano di Predappio nel ’57.
Risorgimento pop: (Memorie e amnesie conferite ad una gamba). L’Italia non risorge. L’Italia non c’è. La Storia non c’è. Perché è sempre inattendibile, la Storia. Nella ricostruzione dello storico, come nei ricordi dei testimoni, nelle fiction, come nei romanzi, negli spettacoli dei Baliani e dei Paolini, dei Timpano, degli Enia e dei Celestini, così come nella Tv di Alberto Angela. E allora bisogna prendere tutto con le pinze perché tutto, ahinoi, dev’essere interpretato, aggiornato e discusso.
Le elefantesse: Tre donne unite dallo stesso marito. Un trigamo che per tutta la vita si è diviso tra loro. Tre tipologie di femminilità che hanno vissuto vite differenti con lo stesso uomo, che per ognuna è un uomo diverso.
Per Eva, donna in carriera, il marito è solo un feticcio.
Per Luisa, casalinga timorata di Dio, è un importantissimo ingegnere.
Per Beatrice, segretaria, è un professore universitario.
In scena lui non appare mai. A rappresentarlo un attaccapanni con i suoi vestiti sempre pronti ad essere staccati per andare via o ad essere appesi al suo ritorno.
Penombra del primo mattino: è in un senso più tradizionale un “dramma borghese”. La continuità stilistica risiede nella forte deformazione onirica del plot narrativo, che mette a fuoco relazioni, caratteri, dualismi, dinamiche, psicologie, ma rifrange la trama sdoppiandola in una sorta di gemellarità omozigote dove le minuscole differenze affascinano e sconvolgono ben più delle somiglianze. Quattro atti che si confermano e poi si contraddicono tra loro, narrando di grandi carriere calcistiche spezzate, vergognosi e impossibili amori incestuosi, irreali presenze maligne e ostinata ricerca del senso del male, in un impianto drammaturgico al tempo stesso geometrico e lynchiano.
Mario Sei