Politica
TAV, ancora impasse dopo il vertice di governo; presto negoziati anche con la Francia
ROMA, 7 MARZO – Si è concluso con un nuovo nulla di fatto il vertice notturno a Palazzo Chigi improntato alla risoluzione dei nodi tra i partiti al governo relativamente al caso dell’alta velocità ferroviaria. L’incontro è durato 5 ore, nel corso delle quali non è stata trovata un’intesa fra le posizioni espresse dalle due parti, risultate d’accordo solo sulla decisione di chiedere l’apertura di un negoziato bilaterale con la Francia per l’eventuale rivalutazione dei criteri di finanziamento dell’opera.
Il vertice si è sviluppato in due riunioni distinte ma complementari. La prima ha esaminato i problemi più specifici inerenti al completamento della linea, grazie alla presenza di due squadre di esperti – convocate da Lega e M5S – che avrebbero fornito alcune valutazioni di carattere tecnico (anche giuridico) sui bandi di assegnazione dei lavori. Il MoVimento ha ovviamente schierato i membri della commissione costi-benefici, i quali si erano già espressi negativamente, mentre la Lega ha risposto convocando Pierluigi Coppola, l’unico risultato fuori dal coro di quella equipe e che non volle condividerne e sottoscriverne le conclusioni. Dopo circa tre ore, i tecnici hanno lasciato Palazzo Chigi, segno del fatto che era cominciata la parte politica e più calda del vertice, con la presenza di Conte, Di Maio, Salvini, Toninelli, dei due sottosegretari leghisti al MIT, Siri e Rixi, del capogruppo pentastellato al Senato, Patuanelli, nonché del Presidente della Commissione Trasporti a Palazzo Madama, Coltorti (M5S). Intercettato dai cronisti all’ingresso della sede dell’esecutivo, Matteo Salvini aveva dichiarato di essere convinto che nonostante le divisioni sarebbe stata trovata una soluzione, ma all’uscita sia lui sia gli altri protagonisti sono apparsi scuri in volto e non hanno voluto rilasciare ulteriori commenti. Tutti ad eccezione del premier Conte, che ha semplicemente promesso una decisione entro venerdì, lasciando credere di essere ottimista sull’esito della mediazione.
Nonostante l’ottimismo di Conte, le posizioni sembrano essere ancora rigide. La Lega continua a spingere per ottenere un via libera senza ulteriori rinvii al completamento dell’opera, anche a costo di chiamare i cittadini piemontesi a pronunciarsi con un referendum o di effettuare un passaggio parlamentare, nella certezza di trovare comunque in questi casi terreno fertile. I vertici 5 Stelle, dal canto loro, quand’anche fossero personalmente convinti, dovrebbero fronteggiare l’enorme pressione di un elettorato che aveva appoggiato la vecchia battaglia dei “No TAV” e che ha dovuto già digerire la realizzazione della TAP in Puglia. Nel frattempo, anche nel tentativo di fornire un ulteriore elemento per superare l’impasse, dalla Commissione Europea trapela l’intenzione di inviare una nuova lettera a Roma per ricordare che non completare l’opera significherebbe perdere circa 800 milioni e violare due regolamenti UE. Nello specifico, uno di essi è il regolamento 1315/2013 sui Ten-T (reti di trasporto trans-europee), che prevede la conclusione della linea Torino-Lione entro il 2030; il n. 1316/2013, invece, inaugurava il Connecting Europe Facility per il finanziamento delle grandi opere (tra cui appunto la TAV). È sulla base di questi regolamenti che Italia, Francia e UE (che partecipa per i tratti transnazionali) firmarono l’accordo per lo scavo del tunnel ed è su di essi che l’esecutivo sarà chiamato ad effettuare ulteriori valutazioni nel corso del prossimo CdM fissato per le 19:30 di oggi.
Francesco Gagliardi
Fonte immagine: money.it