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Taranto: difficoltà sul fronte occupazionale. Cassa integrazione all'Ilva e appello della Uilm
TARANTO - Rischia di diventare pericolosa la situazione per i lavoratori dell'Ilva che già da tempo vedono seriamente minacciato il loro posto di lavoro. L'azienda siderurgica tarantina ha infatti avanzato al ministero del Lavoro la richiesta della cassa integrazione in deroga per 1500 lavoratori per 52 settimane e a partire dal prossimo 6 dicembre, alla vigilia delle vacanze natalizie. “Prima che scoppi la mobilitazione, serve un progetto da parte di Regione, Provincia e Comune” ha affermato il segretario della Uilm di Taranto, Antonio Talò, appellandosi alle maggiori istituzioni e chiedendo di avere un confronto diretto con l'azienda per esaminare da vicino i numeri che sembrano particolarmente significativi.[MORE]
“Insieme alla nostre Rsu verificheremo i numeri reparto per reparto, posto per posto” ha continuato il segretario Talò, che vuole andare a fondo sul perchè della cassa integrazione per 1500 unità quando nel 2010 il picco massimo era stato invece di 750 in un “sistema a fisarmonica con numeri che sono oscillati dalle 400 alle 750 unità”. L'ufficializzazione della procedura avverrà prossimamente da parte di Confindustria o del Ministero. Ed è proprio con il Ministero che i sindacati dovranno cercare di giungere ad un compromesso. Le necessità principali sono in questo momento quelle di ridurre i numeri dei cassintegrati e di salvaguardare la retribuzione degli operai per garantire loro la soglia minima di mille euro al mese.
Il segretario generale della Uil Puglia, Aldo Pugliese ammette la difficoltà di un possibile accordo poiché la richiesta dell'Ilva di 1500 cassintegrati è “inammissibile ed esorbitata in confronto alla produzione da realizzare” e penalizzerà inspiegabilmente gli stessi lavoratori. “L'Ilva, a fronte dei cospicui utili realizzati negli ultimi 15 anni, potrebbe, invece di sollecitare ulteriori ore di cassa integrazione in deroga, dare finalmente inizio a una serie d'interventi che rendano compatibile con la salute di lavoratori e cittadini l'attivita' dello stabilimento. Sarebbe un primo, fondamentale passo verso una riconciliazione con la citta', che eviterebbe di dare linfa a coloro che ne vorrebbero la chiusura definitiva'' conclude Aldo Pugliese.
In foto lo stabilimento Ilva a Taranto. (Immagine tratta da www.liberainformazione.org)