Taranto, assolto dall'accusa di omicidio dopo 20 anni di carcere: fraintesa l'intercettazione
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TARANTO, 23 FEBBRAIO – Ventiquattro anni di carcere per una frase fraintesa. E’ l’incredibile storia di Angelo Massaro, un 51enne di Fragagnano (Taranto), assolto ieri dalla Corte d'appello di Catanzaro dall’accusa di omicidio di Lorenzo Fersurella, ucciso nel tarantino il 22 ottobre del 1995. [MORE]
Massaro era stato condannato in via definitiva a 24 anni di carcere - diventati 30 per cumulo di pena, comprensivo di una condanna a 11 anni per associazione finalizzata allo spaccio di droga - ma poi, sulla base delle indagini difensive svolte dal suo legale, era stata disposta la revisione del processo. E’ emerso infatti che l’uomo era stato condannato per parola in dialetto equivocata, intercettata al telefono.
«Finalmente è emersa una verità, che poi è sempre la verità processuale che vorremmo tutti coincidesse con quella vera – ha commentato l'avvocato dell’uomo, Salvatore Maggio, dopo la sentenza - Posso dire con amarezza che c'è una persona che non ha commesso il grave reato per il quale era stato condannato e che solo dopo 21 anni lascia le patrie galere. La giustizia è fatta da uomini e come tali possono sbagliare tutti».
«A una settimana dall'omicidio, colloquiando con la moglie - ha spiegato l'avvocato - aveva detto, in dialetto, 'tengo stu muert', ma in realtà voleva intendere 'muers', cioè un materiale ingombrante attaccato al gancio di un autovettura e che stava trainando. Poi ho trovato un certificato da cui risultava che il mio assistito si trovava al Sert quando sparì Fersurella. Insomma, tutta una serie di elementi che non erano stati presi in considerazione. C'erano anche testimoni che avrebbero potuto confermare l'alibi, ma i difensori di allora non li citarono convinti che l'impianto accusatorio fosse debole. Il processo andò male chiudendosi con una condanna definitiva a 24 anni».
Cinque anni fa Massaro e il suo legale chiesero la revisione del processo che fu però respinta dalla Corte d'appello di Potenza.
Il caso è stato poi riaperto dalla Cassazione nel 2015 e a Catanzaro le prove furono rivalutate. Massaro riuscì a dimostrare che la sera del delitto era al Sert di Manduria per problemi personali di tossicodipendenza.
«Sono contento – ha aggiunto l’avvocato -per essere riuscito a dimostrare l'innocenza di una persona ed è una grande soddisfazione per lui, per la sua famiglia e per quello che è stato fatto».
«E' entrato in carcere che aveva 29 anni e si era appena sposato. Ora di anni ne ha 51 ed è ancora frastornato dalla notizia. Il suo stato d'animo è di gioia, ma anche amarezza per i tanti anni che ha perso dietro le sbarre», ha concluso Maggio che ora valuterà le carte del processo per inoltrare una richiesta di risarcimento danni per ingiusta detenzione.
[foto:bari.repubblica.it]
Antonella Sica