Cronaca

Tap nel Salento, il gasdotto tra "interessi strategici nazionali" e comunità locali

LECCE, 15 LUGLIO 2013 - Si preannuncia un’estate particolarmente bollente nel Salento, non certo per via delle temperature particolarmente miti di questo periodo. Quello che da qualche anno succede in Val di Susa ed è tristemente noto alle cronache nazionali con l’ormai famosa sigla “Tav”, sta rischiando seriamente di assumerne le stesse proporzioni nel tacco d’Italia. Cambia solo una lettera ma non cambia la sostanza.

Qui si parla di Tap, acronimo di Trans Adriatic Pipeline, il gasdotto che, partendo dall’Azerbaijan attraverso Grecia e Albania, dovrebbe approdare a Melendugno, e più precisamente nella marina di San Foca, con la centrale di depressurizzazione ad Acquarica di Lecce. Ottocento chilometri di tubazioni che assicurerebbero l’importazione dell’idrocarburo in Europa dall’immenso giacimento di Shah Deniz, sul Mar Caspio. Un progetto talmente vasto e importante a cui il governo italiano ha già dato l’etichetta di “opera di interesse strategico nazionale”.[MORE]

Una vicenda che coinvolge più attori, tutti ovviamente impegnati a far valere le proprie ragioni. Da un lato gli azionisti del consorzio trinazionale formato dalla società svizzera Axpo, la norvegese Statoil e la tedesca Eon, che, oltre alla bontà del progetto, assicurano anche un sostanzioso investimento – si parla di cinque milioni di euro – per la salvaguardia dell’ambiente, del territorio e delle attività turistiche e commerciali. Dall’altro lato della barricata c’è la comunità locale, le cui maggiori preoccupazioni riguardano, oltre agli aspetti legati alla sicurezza, l’impatto ambientale sulle attività stagionali e sulla pesca. A tal proposito si registra già la costituzione di un comitato spontaneo “No Tap” e che vede la partecipazione di diverse associazioni politiche e culturali.

Nel mezzo ci sono le istituzioni locali che, come d’obbligo in questi casi, sono impegnate a trovare un punto di equilibrio tra gli interessi governativi e quelli degli attivisti. Dal canto loro i responsabili del progetto Tap sbandierano ai quattro venti la loro disponibilità al dialogo con le istituzioni e la comunità locale, bollando come infondate e frutto di pregiudizi le preoccupazioni avanzate circa la costruzione dell’impianto, portando come esempio le coste marchigiane e romagnole già attraversate da altri gasdotti e laddove né il turismo né le altre attività commerciali ne hanno risentito. Il governo italiano ha già espresso chiaramente la propria posizione, definendo il gasdotto una “infrastruttura strategica” inserita nel Corridoio sud dell’Europa, già considerato da Bruxelles come una “priorità”.

Da Palazzo Chigi assicurano, inoltre, che sarà fornita una corretta informazione sugli effettivi impatti di carattere territoriale e ambientale, e dei vantaggi di carattere nazionale e locale derivanti dalla realizzazione dell’opera. E le autorità locali cosa fanno? La Regione, dal canto suo, si è limitata a nominare l’assessore Guglielmo Minervini quale referente di tutte le attività che riguardano il gasdotto e ha assicurato che nessuna volontà prevarrà su quella delle comunità. Invece, la Provincia di Lecce nelle prossime due settimane discuterà del progetto prima in Commissione Ambiente e poi in Consiglio. E c’è anche qualcuno che propone di aprire un dibattito consapevole sul progetto, durante il quali ciascuna delle parti interessate – Governo, comitato No Tap con i comuni interessati, il Consorzio e l’Università come massima istituzione culturale del territorio – possa far sentire la sua voce pubblicamente, con la moderazione delle istituzioni locali.

Ora la parola passa alle commissioni parlamentari che la prossima settimana vaglieranno il disegno di legge – firmato dai ministri degli Affari Esteri, Attività Produttive,  Economia – per la ratifica del trattato trilaterale tra Italia, Grecia e Albania. Il documento che, in sostanza, attribuisce al gasdotto il carattere di opera di interesse nazionale strategico, affidando di fatto solo al governo la facoltà di stoppare il progetto. La sensazione a questo punto è che la Tap, a quanto pare, si farà. Nel nome degli interessi strategici nazionali.

Massimo Alligri

(foto da www.iltaccoditalia.info)

PER APPROFONDIRE LEGGI: #Celochiedeleuropa. Partenariato Orientale: Gasdotti, governi e geopolitica