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ROMA, 7 FEBBRAIO – Con 185 sì , 54 no e 4 astenuti il Senato ha dato il primo ok al disegno di legge costituzionale per la riduzione del numero dei parlamentari. Il testo, volto a modificare gli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione, prevede l’abbassamento del numero complessivo di senatori e deputati da 945 a 600.
Più precisamente, alla Camera i membri saranno 400 e non più 630, mentre al Senato si passerà dai 315 attuali a 200. Per quanto riguarda invece la divisione dei seggi in base alle circoscrizioni, questa sarà effettuata dividendo per 392 il numero degli abitanti, e non più per 618.
Le variazioni introdotte dal disegno di legge costituzionale concernono poi il numero minimo di senatori per regione o provincia autonoma, che passerà da sette a tre, fermi i tre seggi (due e uno) rispettivamente destinati a Molise e Valle d’Aosta. Quanto ai senatori a vita, invece, il nuovo testo precisa che cinque è il massimo di membri di palazzo Madama in carica nominati dal Presidente della Repubblica.
L’approvazione in prima lettura della proposta è stata accolta con giubilo dai membri del Movimento 5 Stelle. Per il ministro per i rapporti con il Parlamento, Fraccaro, “è una giornata storica”, mentre secondo il senatore Gianluigi Paragone “il taglio delle poltrone […] è una grande prova di indipendenza ed autonomia”, a dimostrazione che M5S “dà le risposte che i cittadini attendono”.
In favore della bozza di riforma costituzionale si sono espresse anche alcune delle opposizioni, tra cui Forza Italia. Per Gaetano Quagliariello, infatti, “ridurre il numero dei Parlamentari significa aumentare competenza ed efficienza”. Il senatore azzurro ha poi sottolineato come, in ogni caso “saranno decisivi i profili relativi alla garanzia di rappresentatività per gli elettori, per le minoranze e l’interazione con altre norme”.
Dure, invece, sono state le critiche provenienti dai banchi del Partito Democratico, i cui esponenti hanno parlato di tagli alla democrazia piuttosto che di tagli alle poltrone.
Con il voto positivo del Senato, il testo passerà adesso alla Camera. L’iter di approvazione delle leggi di riforma costituzionale è tuttavia lungo e complesso. Ove, infatti, la Camera approvi la bozza, questa sarà ritrasmessa al Senato e poi ancora alla Camera, che dovranno approvarla a maggioranza assoluta. Dopo aver ricevuto quattro approvazioni, entro tre mesi sarà poi possibile chiedere l’indizione di un referendum (come accaduto con la riforma Renzi-Boschi), per dare il via libera definitivo alla riforma. Il referendum è invece escluso ove, in seconda lettura, entrambi i rami del Parlamento approvino il testo a maggioranza dei 2/3.
Paolo Fernandes
Foto: ilpost.it